Lo stock azionario di Google è destinato ad un rapido ridimensionamento: è questa l’opinione espressa da Barron’s durante la settimanale edizione del proprio notiziario dedicato alla finanza. Uno sguardo di ampio respiro sul titolo era ormai una cosa dovuta in quanto durante l’ultima settimana GOOG aveva superato quota 500 dollari giungendo ad una capitalizzazione a Wall Street mai toccata prima.
Secondo Barron’s sono due le condizioni che spingeranno le azioni del gruppo a perdere terreno: da una parte v’è una vera e propria sopravvalutazione (il valore è valutato con un multiplo di 37 volte rispetto all’utile atteso per il 2007), dall’altra v’è un congenito rallentamento dei vorticosi ritmi di crescita fin qui registrati anno su anno, trimestre su trimestre (secondo Reuters «gli analisti si attendono utili 2007 in crescita del 33%, contro l’81% di aumento visto per quest’anno»). Il cosiddetto “price-to-earnings” (indice utile a misurare la valutazione del gruppo), inoltre, sarebbe 2/3 volte superiore rispetto ad altre aziende comparabili.
Secondo il Financial Times (a conferma delle tesi Barron’s) la luna di miele è finita: ora che i risultati derivanti dal settore della ricerca sono destinati ad un ridimensionamento, il gruppo verrà giudicato con maggior rigore e le sezioni meno performanti verranno stimate con maggiore attenzione rispetto al passato. La diversificazione degli introiti da tempo auspicata dagli analisti, insomma, potrebbe tornare a pungere contribuendo allo stop della crescita.
Non solo: anche i costi sono destinati ad aumentare tanto sotto il punto di vista della ricerca quanto in relazione a marketing ed altre voci di bilancio. Il passivo crescerà ad un ritmo maggiore rispetto all’attivo, dunque per il futuro prossimo il titolo è visto più vicino a quota 400 che non a quota 600: normali contrazioni di riassesto, esattamente come successo in passato per eBay ed Amazon. Nessun catastrofismo, nessun allarme e nessuna bolla che esplode, insomma, ma semplicemente un ritorno alla realtà.