Dal prossimo autunno chiunque potrà scaricare gratuitamente dal sito della BBC filmati d’archivio, modificarli e ridistribuirli a piacimento. La televisione di stato inglese, da sempre paradigma di giornalismo professionale, ha comunicato che gran parte del materiale video posseduto nell’archivio sarà distribuito sotto le regole dettate dalla “Creative Commons Licence”, un particolare tipo di licenza di distribuzione di materiale digitale messa a punto da un team di giuristi e professori universitari.
L’iniziativa della BBC si chiama “Creative Archive” ed è stata annunciata dalla televisione inglese nell’estate del 2003. Il fine, così come espresso dall’allora direttore generale Greg Dyke, era quello di “liberare” l’enorme archivio di materiale digitale posseduto dalla televisione inglese e «rinchiuso» per troppo tempo negli archivi.
L’annuncio della BBC fissa all’autunno la partenza del primo blocco di contenuti da pubblicare e, in base ai risultati dell’iniziativa, aggiornerà ed amplierà il numero dei materiali disponibili nei mesi successivi. La BBC ha inoltre annunciato che il tutto verrà rilasciato sotto una licenza di tipo “Creative Commons”, senza specificare di quale tipo specifico.
La scelta della BBC è un’importante riconoscimento per le licenze Creative Commons, sempre più presenti negli ambiti di diritto d’autore digitale e alla ricerca di partner d’eccezione.
Nato come progetto nel 2001, Creative Commons prevede di fornire ai contenuti “creativi” una licenza che ne valorizzi il valore e la diffusione. Nate e cresciuta sotto la spinta della divulgazione digitale dei contenuti e sulla scorta dell’esperienza della licenza open source GPL, le licenze di tipo creative commons hanno sempre acquisito maggior solidità grazie al supporto di navigatori ed esperti.
Il principio fondamentale è quello di favorire la libera circolazione di musica, testi, fotografie senza per questo privare l’autore dei dovuti riconoscimenti, sia economici sia di paternità dell’opera. Le licenze Creative Commons non sono dunque contro il copyright, ma rappresentano uno strumento per rendere il copyright al passo con i tempi.
Ad oggi le licenze sono dodici e hanno raggiunto da alcuni giorni la versione 2.0. Tutte prevedono la libera distribuzione e riproduzione dell’opera che si è decisa di divulgare sotto licenza Creative Commons. Alcune permettono all’autore di autorizzare anche l’uso commerciale e la possibilità di riutilizzare pezzi dell’opera in altre opere o in altri scritti.
La licenza che ha maggiore diffusione è quella detta “Attribution” che viene richiesta dal 97-98 per cento di chi si collega al sito Creativecommons.org. La licenza “Attribution” marca quelle opere che possono essere copiate e distribuite da chiunque al solo patto di riportare in modo chiaro la provenienza e l’autore.
Il progetto Creative Commons ha da alcuni mesi anche una sezione italiana. Dal novembre dello scorso anno Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Torino e L’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni (IEIIT) sono partner istituzionali del progetto Creative Commons ed hanno come fine l’integrazione delle norme previste dalle licenze all’interno del sistema giuridico italiano.