Anche la gigantesca, innovativa e ammirata BBC deve fare più attenzione a come spende i soldi. È lo stesso servizio pubblico britannico ad affermarlo, a seguito di alcuni eventi ed alcune considerazioni intorno alla sua filiale online, bbc.co.uk.
Tutto ha avuto origine quando si è saputo che la BBC nel corso dell’anno passato ha speso, per la parte online, 110 milioni di sterline (pari a 139 milioni di euro) invece dei 74,2 milioni (cioè circa 94 milioni di euro) stanziati, cosa che costituisce una precisa infrazione al codice di condotta del servizio pubblico in quanto i soldi sono sempre dei contribuenti. Il primo provvedimento è stato la trattenuta dei 39 milioni di sterline (circa 49,5 milioni di euro) che erano stati riservati come fondo per il sito. La cifra non sarà pronta per essere usata fino a quando non ci sarà la sicurezza che la somma verrà spesa in maniera prolifica e per servizi che non soffochino la competizione. Un ragionamento da servizio pubblico che si vuole assicurare di essere utile e al tempo stesso di non danneggiare il mercato.
Molte infatti sono state le polemiche scaturite a partire dalla notizia del sovrafinanziamento. Bbc.co.uk è la divisione di punta della BBC (12,4 milioni di utenti adulti la settimana) e di gran lunga il sito più grande di tutto il Regno Unito con almeno 200 sottosezioni, cosa che genera molte invasioni in campi che non gli spetterebbero e che sono già coperti da operatori privati, che dunque subiscono un danno.
Già nel 2004 ci fu la chiusura di molte sottodivisioni come quelle su giochi e soap opera perchè giudicate poco incisive nel mercato e sostanzialmente inutili. Poi nel 2005 un’altra valanga di polemiche arrivò quando il sito cominciò ad offrire gratuitamente le nove sinfonie di Beethoven registrate dalla propria orchestra, le etichette di musica classica si infuriarono e calcolarono che se le persone che le avevano scaricate gratis da loro avessero effettivamente comprato i CD si sarebbero spesi ben 8 milioni di sterline.
I limiti sono stati stabiliti, cioè servizi che non potranno essere lanciati senza essere sottoposti a dei test di valutazione, poichè l’impatto che potrebbero avere sul mercato è considerato cruciale e potenzialmente anticoncorrenziale. Un esempio è un servizio video su news e informazione per un target di sedicenni, cosa che già le testate locali cercano di mettere in piedi da tempo.