Mentre mi fanno notare che cercando Bruno Vespa su Google spunta in prima pagina il mio “Caro Bruno Vespa” di qualche giorno fa, capito sul sito ufficiale del giornalista ed un link attira inesorabilmente il mio sguardo. Nel menu orizzontale che campeggia in homepage, infatti, si leggono parole come “rugby”, “cronaca”, “rettifica”, “emozione” e… “COMPUTER“.
Lui sente il bisogno di parlarne, io sento il bisogno di sapere. Clicco. Subito. Istintivamente.
Ed ecco cosa compare:
All’inizio scrivevo a penna, poi sono passato alla mitica Lettera 22, che mi venne rubata durante la trasferta di una partita di rugby; mi era stata regalata dai colleghi quando avevo vinto il concorso alla RAI. Poi, nei primi anni ’80, sono passato a un’elettronica portatile dell’Olivetti, che mi venne donata da De Benedetti; non ebbe molto successo, ma era davvero un’innovazione.
Riesco a scrivere dappertutto: su una panca della stazione, in treno. Una volta scrivevo a macchina, adesso mi porto il computer dovunque.
Interessante. Anche Vespa usa il pc, anche Vespa riversa qualche confessione personale sul web, anche Vespa ha sentito il bisogno di un sito ufficiale per sé e per i propri libri. Non c’è un blog, ma le confessioni di “rugby” e di “emozione” hanno comunque un nonsoche di intimistico. Leggo la pagina “computer” con sommo interesse, ma rimango un po’ deluso: nessun accenno al web, il computer è per Vespa nulla più che una Lettera 22 Olivetti evoluta.
Alla luce delle polemiche intercorse e della lettera aperta che invita il giornalista a ripensare la propria posizione circa blogosfera e internet, alcuni spezzoni delle confessioni di Vespa mi sono però sembrate indirettamente interessanti:
Quando un giornalista deve raccontare fatti che coinvolgono tutti, paradossalmente ha un compito più facile. Un giornalista non deve mai dimenticare di essere uno del suo pubblico, di condividerne le emozioni. Ma essendo una persona che forse in quel momento ha maggiori responsabilità, deve anche sapersi controllare. Non devi prepararti il compito e chiederti se lo reciti bene o lo reciti male. Quando arriva la notizia devi commentarla come farebbe uno spettatore medio, ma devi anche essere consapevole della situazione del paese e dell’influenza che quanto dici può avere
Mi sono sempre reso conto dei danni enormi che una notizia può provocare, soprattutto una notizia data in televisione. L’onorabilità e la serenità delle persone sono cose molto importanti e noi giornalisti a volte ce le giochiamo con un eccesso di cinismo e di disinvoltura
La differenza tra un giornalista e uno che non lo è, è che il giornalista dovrebbe capire dove sta la notizia
Io non riesco a scrivere niente che non abbia visto. Non riesco ad inventare