Sotto accusa il comportamento di Bell Canada, una delle più grandi compagnie canadesi dedite alle telecomunicazioni, colpevole, secondo quanto riportato da un nutrito gruppo di utenti, di aver deliberatamente rallentato loro l’accesso ad Internet. Al via quindi una class action intentata con il supporto dell’Union des consommateurs, al fine di ottenere un risarcimento dalla società, accusata di pubblicità ingannevole e violazione della privacy.
Secondo l’unione dei consumatori, il signor Raphael avrebbe firmato con Bell un contratto di tre anni all’interno del quale veniva garantito «un accesso ad alta velocità sempre costante, senza frustranti interruzioni durante le ore di picco della giornata». La realtà si è dimostrata, invece, assai diversa, con evidenti rallentamenti nel traffico dei dati e congestioni. Bell ha ammesso di aver adottato una tecnologia chiamata “deep packet inspection” (DPI) allo scopo di limitare l’utilizzo da parte dei propri utenti di certi applicativi, in primo luogo programmi peer-to-peer quali BitTorrent. Tale soluzione sarebbe stata adottata per impedire che pochi utenti congestionassero il network con un intenso traffico P2P, causando un rallentamento generale nella fornitura del servizio. Secondo l’unione dei consumatori, Bell avrebbe inoltre potuto utilizzare tale tecnologia per spiare o censurare i clienti poco graditi, violando così la loro privacy.
La class action mira dunque a convincere la compagnia canadese a restituire ai clienti danneggiati da tale pratica l’80% del prezzo della sottoscrizione all’abbonamento, nonché 600 dollari per averli attratti grazie ad una pubblicità ingannevole. Sempre a titolo di risarcimento, i sottoscrittori della class action hanno, inoltre, richiesto 1.500 dollari per attentato alla loro privacy. Salvo il raggiungimento di un accordo tra le parti, la battaglia legale potrebbe protrarsi a lungo.