Android è un sistema operativo open source che si sta ritagliando uno spazio sempre più ampio nel panorama delle piattaforme mobili per smartphone e palmari.
Le ragioni di tale crescita mi pare possano essere individuate prima di tutto nella scelta strategica lungimirante di Google che, proponendo un progetto open source, ha consegnato alla comunità internazionale di sviluppatori un potente strumento con cui lavorare.
Questa impostazione non poteva tuttavia essere sufficiente in un mercato molto competitivo e in cui erano già presenti case di primaria importanza, quali Nokia, Microsoft e Apple. Di conseguenza, è apparsa più che logica la scelta di creare l’Open Handset Alliance, una sorta di consorzio costituito da aziende di rilievo come HTC, Asus e Motorola.
Sono stati così favoriti accordi di distribuzione e rivendita con i più importanti gestori internazionali, come ad esempio successo nel nostro Paese tra HTC, Vodafone e TIM per il modello Magic.
L’idea di utilizzare Linux come base di sviluppo di Android rappresenta poi una garanzia di affidabilità, stabilità e compattezza, elementi di spicco per realizzare applicazioni mobili di impatto.
Non deve perciò meravigliare l’annuncio di un prossimo impegno da parte di altre aziende produttrici, come la taiwanese BenQ che, a partire dal 2010, dovrebbe rilasciare una serie di smartphone e netbook basati proprio su Google Android.