Aveva suscitato ben più di un interesse l’apertura del primo Amazon Go a Seattle. Il negozio al dettaglio ha varie note di differenziazione rispetto agli store tradizionali. Tra tutte, l’assenza di casse e cassiere e la presenza di una sorta di tornelli su cui il cliente deve confermare il pagamento della merce, precedentemente messa da parte e aggiunta automaticamente al conto, tramite il proprio account.
Una rivoluzione che non è solo di business ma ideale: l’account Amazon prende vita e viene declinato realmente nel mondo fisico. Se prima o poi vi sarà una specie di identità digitale, questa permetterà di svolgere funzioni molti simili a quelle di Amazon Go, con un solo accesso per una serie di piattaforme di acquisto, che sia per motivi di svago, intrattenimento, studio, lavoro e così via.
Eppure, la notizia è che alla digitalizzazione dentro gli Amazon Go presto si affiancherà anche un modello di pagamento classico, ovvero il contante. Come mai? Stando ad una conversazione via email rubata e diffusa dalla CNBC con al centro Steve Kessel, a capo della gestione dei negozi fisici del gruppo, diverse organizzazioni americane avrebbero espresso pareri discordanti sul fatto che i pagamenti in forma di bit siano davvero un bene. Una gran fetta di popolazione, senza carta di credito o di debito, non può spendere nei punti vendita che non supportano più il contante. Un vero paradosso.
Attenzione: il paradosso non riguarda la finalità dell’accesso finale ma le sue stesse modalità. Per entrare in un Amazon Go serve un account Amazon. Per pagare, fino ad oggi, bisogna associare quell’account a un mezzo digitale, tessere di banche e istituti anche ricaricabili. Alla fine dei conti: la differenza dov’è? Chi entra in un Go sa che deve avere disponibilità economica per farlo. In un paese, gli Stati Uniti, dove i player finanziari sono decisamente di più che in Europa, ci s può benissimo permettere una carta prepagata senza alcun canone, e con commissioni dovute a transazione. Chi non ha un conto perché manca di liquidi, probabilmente non ha nemmeno disponibilità di banconote. Diverso il discorso per quelle banche che, per aprire un conto, richiedono minime garanzie e forme cautelative ma, ripetiamo, esistono altri modo per associare all’account mezzi più popolari.
Qual è la vera questione? Alcuni stati americani stanno già vietando che magazzini e negozi ospitino solo PoS e procedure di pagamento telematiche. Trump, a tal proposito, potrebbe varare addirittura una legge interfederale che obblighi gli esercenti ad accettare anche i contanti. Uno dei motivi risiede nella volontà di Washington di rientrare di quella porzione del traffico commerciale che prende il nome di “creazione di moneta”. Si tratta della percentuale trattenuta sul traffico circolante, ovvero banconote e monete in giro per gli USA. Più i soldi restano in banca, più a guadagnarci è solo l’istituto. Più invece vi è nella cerchia del circolante, più lo Stato può prelevarne porzioni in certa quantità, quasi fosse una garanzia sul rischio della carta.
Amazon potrebbe tentare di anticipare la legislazione lavorando per accettare denaro contante nei suoi negozi prima che queste leggi si diffondano concretamente. Ma resta da vedere come il gigante implementerà la questione. Di certo, la necessità di accettare pagamenti in contanti potrebbe smorzare il vero punto di differenziazione del negozio: l’assenza di code. Dover introdurre dei soldi da qualche parte vorrebbe dire creare file, colli di bottiglia e rallentare le prestazioni. Secondo una recente analisi, lo store di Seattle ha effettuato fino a cinque volte più carichi di inventario rispetto ai rivenditori tradizionali, con le vendite annuali per metro quadrato pari a 2.700 dollari. Ci si aspetta che queste cifre aumentino man mano che crescerà la clientela ma bisogna considerare che se si è potuti giungere a questi numeri è grazie all’automazione. Senza, torneremmo ai tanti market già presenti sul territorio, per carità, carini e caratteristici ma quanto di più lontano possa esservi dal concetto di innovazione tecnologica, di cui Amazon si fa portatrice.
E allora…#buongiornounCaffo