Il caso Billy Ballo è un putiferio. Gli ingredienti in effetti ci sono tutti: un personaggio noto, il coinvolgimento indiretto di Internet, la possibilità di tirare in ballo Facebook, l’ombra lunga della pedofilia, sentimenti pruriginosi da solleticare. Ne esce un caso da prime pagine che in molti hanno guardato con un certo sbigottimento. In poche ore il tutto è passato da humour a thriller, da rumor a sentenza, bruciando protagonisti e vicenda passando direttamente ai giudizi ed alle analisi personali su blog vari. Ma questo caso, per la sua peculiarità, può bruciare anche molto altro: la rapidità con cui il tutto si è sviluppato non aiuta certo un approccio razionale.
La vicenda è ormai risaputa, ma merita comunque un rapido excursus dei fatti. Protagonista è il comico Alessio Saro, noto ai più come “Billy Ballo“. Noto da tempo in televisione grazie al proprio personaggio ed alla presenza a Mai Dire Grande Fratello, la Rete ha da breve imparato ad apprezzarne il gruppo grazie ai corti disponibili su YouTube e FlopTv. Da comico apprezzato a mostro, tutto in poche ore: si viene a sapere che Alessio Saro è stato scoperto ad intrattenere rapporti troppo stretti con una ragazza minorenne, e per questo motivo è scattato immediato l’arresto.
Troppo giovane la ragazza: 13 anni, venti meno di Saro. Troppo stretta la relazione: dal flirt si sarebbe passati al rapporto sessuale e l’incriminazione diviene pertanto inevitabilmente grave. Troppo rapido il processo: sebbene ancora non siano chiari nemmeno i fatti, già Saro è stato buttato sulla pubblica piazza con tutti gli indizi a suo carico, ed il contesto descritto pocanzi ha fatto il resto. Si passa così, in un attimo, dalla notorietà al pubblico plotone. Ma, descritti i fatti emersi dalle cronache, non è su questo che si intende porre una riflessione: il processo dirà la verità e la legge farà il proprio lento percorso. Questa vicenda che tutto brucia, però, rischia di lasciare danni collaterali sulla propria strada e la vittima sacrificale potrebbe essere ancora una volta la Rete.
Il contatto tra “Billy Ballo” e la ragazzina, infatti, sarebbe maturato su Facebook. Da un ingenuo contatto ad un rapporto vero e proprio, da un “poke” a qualche ora passata in eccessiva intimità. Così la Rete torna al centro delle attenzioni, ma il rischio è quello di cronache che dimentichino la luna e guardino il dito. Il rischio, insomma, è che anche in Italia possa succedere un caso come quello che vede all’indice Craiglist negli Stati Uniti.
Facebook ha risposto a modo proprio: una accozzaglia di commenti e gruppi ha immediatamente preso forma sulla dicotomia tra pro e contro Billy Ballo. Nick Malanno (altro “nick” dell’attore) ha raccolto nella pagina dei fans ogni sorta di commento, con utenti pronti ad un rogo virtuale ed altri decisi nel difendere l’attore. Spesso trattasi di posizioni superficiali, adeguate più ad un approccio da tifoseria che non ad una posizione realmente analitica. Ma questo è quello che la rete crea nell’immediatezza: materiale grezzo, impuro, istintivo ed in quantità. Facebook, il luogo ove l’avvicinamento ha preso piede, è oggi il luogo del processo pubblico, dove ogni teoria si mescola e dove ad essere evidente è il fatto che nessun gruppo ha autentico significato: così come i gruppi nazisti e quelli antinazisti di cui si è ampiamente discusso in passato, allo stesso modo i gruppi pro-Billy Ballo e contro-Billy Ballo sono espressione estemporanea che sigilla in forma scritta quel che probabilmente sfumerebbe meglio in un contesto da bar di periferia. L’inizio e la fine di Billy Ballo, del resto, son tutte in una pagina di YouTube: dal video ai commenti, dal nulla al tutto e viceversa in modo estremamente significativo. Perchè «quando pensi di aver fatto scacco matto, il topo mangia il gatto»:
Il momento non è da sottovalutare. Nel nostro paese i venti anti-facebook (come concretizzazione di pressioni più generali contro la Rete nella sua generalità) soffiano da tempo e le proposte in stile Carlucci-Barbareschi-D’Alia-Rao tornano cadenzialmente all’ordine del giorno. Quanto passerà prima che qualcuno torni ad abbracciare l’arma del populismo per sparare contro la Rete mascherando i propri intenti dietro una demagogia che approfitta degli orrori della pedofilia?
A scanso di equivoci: sebbene non si intenda giudicare in alcun modo la posizione di Alessio Saro, le cui azioni saranno invece giudicate con equo processo, sarebbe ingenuo non tenere in stretta considerazione quel che concerne il rapporto tra i minori e la Rete. Internet è un mondo ricco e pieno di spigoli e se non si hanno le spalle larghe il pericolo è dietro l’angolo. Una cosa è però la critica dello strumento, un’altra è invece una considerazione più ampia di quello che deve essere l’approccio allo strumento stesso ed alla maturità dimostrata da un ragazzo prima di poter avere accesso a certe opportunità.
C’è un’età in cui soltanto il cucchiaio può essere preso in mano; c’è un’età in cui ci si può fidare maggiormente e la forchetta è strumento opportuno; poi si cresce e si conquista la possibilità di usare il coltello. Solo a una certa età si tolgono le rotelle dalla bicicletta, solo ad una certa età si può avere la patente di guida. Gli strumenti son questo: utensili o servizi in grado di creare sinergie con la persona, ma è il cervello a monte di tutto a determinare le conseguenze delle azioni praticate.
La metafora del coltello è ormai abusata, ma sempre utile e valida: la Rete, oggi come mai, è al centro delle attenzioni di chi preferisce dar la colpa ad uno strumento invece di indagare su tutta la complessità di pressioni ed esempi che la società offre ai minori. Questo caso è forse emblematico anche per questo: un personaggio noto, una ragazzina infatuata, una famiglia che non sembra avere gli strumenti per controllare la situazione. E succede il misfatto.
La redenzione dello strumento è in tutto quel che segue: sarà infatti proprio Facebook a far emergere la verità, tenendo sui server del servizio prove e testimonianze utili a dimostrare quanto successo. Sono le intercettazioni telefoniche a portare a galla un rapporto che, se fosse rimasto nell’alveo del faccia-a-faccia, avrebbe avuto la consistenza dell’aria e mai sarebbe potuto essere scoperto e dimostrato. Gli strumenti, dunque, tornano dalla parte dei buoni quando vengono impugnati dalle autorità e dalla loro parte hanno comunque un fermo impegno volto a limitare, nel limite del possibile, i rischi veicolabili. Breve ed estremamente intenso il commento di Stefano Quintarelli a tal proposito: «In effetti il pericolo è notevole, per tutti voi seduttori di minorenni. C’è il pericolo che, a differenza dell’offline, lasciate tracce evidenti per cui vi beccano subito».
Craiglist è stato negli Stati Uniti nell’occhio del ciclone a causa di una serie di delitti consumati nella vita reale dopo che il contatto tra le parti era avvenuto grazie ad un contatto online. Dare la colpa agli annunci di Craiglist, però, significa compiere quel vecchio errore che la metafora del coltello smonta in un secondo. Il punto di contatto tra Craiglist e Facebook è nel fatto che spesso e volentieri la controparte sembra animata da interessi particolari. Craiglist ha infatti già avviato le proprie contromosse, mettendo all’angolo i procuratori che, nascondendo evidenti velleità politiche, hanno contestato al sito un ruolo da protagonista nei crimini successi in passato. In Italia l’accusa deve ancora assumere un volto e l’opportunismo potrebbe creare la coda dietro ai microfoni del plotone.
Alessio Saro si è messo in mezzo ad uno scontro che era già evidente. Billy Ballo è una scintilla attorno al quale potrebbe scatenarsi un incendio nel quale qualcuno rimarrà bruciato. Nick Malanno, in un modo nell’altro, la sua condanna l’ha già avuta e potrebbe veder rincarata la dose da parte degli organi di giudizio. Tutto attorno c’è un marasma politico che vede nella regolamentazione della Rete un buon motivo di scontro e di leva elettorale. Con le elezioni che si avvicinano chissà che qualcuno non possa/voglia approfittarne. Alimentando le fiamme. Creando danno ulteriore.