Ecco l’immagine che sta torturando gran parte degli utenti di Facebook in questi giorni:
Inutile sottolineare il fatto che il video non esista. Nonostante tutti i tg parlino in queste ore delle testimonianze del raid che gli USA intendono tenere segrete, l’idea per cui la rete possa svelare contenuti ancora non giunti sui media mainstream stuzzica quanti sentono la curiosità di capire, vedere, credere che Bin Laden sia effettivamente morto. Il fenomeno, però, ha superato la soglia del tollerabile poiché alla moltiplicazione dei click ha fatto seguito una moltiplicazione di spam che sta inondando le bacheche da molte ore.
Il sistema è basato su una matrice pluri-collaudata: si promette un contenuto “scioccante”, si chiede di condividere il link prima di accedervi ed a questo punto l’obiettivo è raggiunto. La curiosità diventa spam in un solo click e chi fosse animato dall’istinto di dare una sbirciatina dovrebbe ormai conoscere a priori cosa succede: il video non c’è (perché non esiste) ed i propri contatti su Facebook saranno inondati di “guarda cosa fanno questi soldati ad Osama!”. Non solo: secondo Kaspersky lo spam nasconderebbe anche la diffusione d malware sotto forma di falsi antivirus la cui installazione altro non fa che rilanciare lo spam in un ciclo vizioso che in queste ore sta colpendo un alto numero di utenti.
Per il social network potrebbe essere questo in prospettiva un problema a cui dover porre in qualche modo rimedio, perché è chiaro il fatto che l’esperienza utente risulta logorata da un’invadenza tanto ripetitiva del medesimo link, peraltro non oscurabile come con il resto delle applicazioni che ogni utente ha la possibilità di gestire abilitando o nascondendo le notifiche.