Eseguire una ricerca in rete non solo porta alle pagine interessate, ma lascia dietro di sé una scia di informazioni relative al navigatore, alle sue abitudini, ai gusti e molto, molto altro ancora. Sebbene non tutti ne siano consapevoli, Google, Yahoo e Bing salvano infatti alcuni dati al fine di ottimizzare il processo di ricerca stesso, ma anche per studiare tendenze di mercato e per creare un database che possa tornare utile agli organi competenti nell’eventualità di un’indagine per frode o altro.
Ma per quanto tempo queste informazioni vengono conservate? Grazie alla pressione dell’Unione Europea, impegnata nel tentativo non sempre agevole di tutelare la privacy dei suoi cittadini, Microsoft ha annunciato di aver ridotto questo lasso di tempo a soli sei mesi. Fino ad oggi, infatti, Bing teneva traccia delle pagine ricercate, dei link cliccati, dell’indirizzo IP dell’utente attraverso cookie e ID della sessione per un totale di 18 mesi. Prima che questa riduzione abbia un effetto concreto sul motore interno di Bing, bisognerà comunque attendere circa un anno.
Anche i suoi principali concorrenti non sono esenti da imposizioni di questo tipo, contenute nell’Article 29 Data Protection Working Party. Ad oggi Google conserva queste informazioni per un lasso di tempo pari a nove mesi, mentre Yahoo ha di recente annunciato di voler venire incontro alle esigenze dei suoi utenti, riducendo il periodo ad un solo trimestre.