Bitcoin e crypto: negli USA hanno proposto nuove tasse. Bull market a rischio?

Tempo di tasse e dichiarazioni dei redditi in Italia mentre negli Stati Uniti il Governo è pronto a varare una stretta fiscale sulle criptovalute.
Bitcoin e crypto: negli USA hanno proposto nuove tasse. Bull market a rischio?
Tempo di tasse e dichiarazioni dei redditi in Italia mentre negli Stati Uniti il Governo è pronto a varare una stretta fiscale sulle criptovalute.

Tasse, tasse e ancora tasse, una parola che fa tremare solo a sentirla e che, se non gestite correttamente, possono davvero strangolare un mercato.

Per questo, quando si parla di tasse sulle crypto, gli investitori perdono un battito e rimangono paralizzati in attesa di capire se gli enti regolatori stanno per “andarci giù pesante” e, potenzialmente, fare male al mercato.

Quando poi le tasse sono negli Stati Uniti, le cose sono ancora più tese dato che si parla del mercato più grande e liquido del mondo, ma dobbiamo iniziare a preoccuparci?

In realtà non è questo il caso, poiché le tasse proposte in questi giorni non sono impattanti sul mercato classico o, per lo meno, non dovrebbero dare grossi scossoni, anche in caso fossero particolarmente severe. Vediamo di che si tratta.

Wash sale tax

Cosa sono le wash sale? Sicuramente questo è un termine che solo i trader o gli investitori più navigati conoscono, ma che si riferisce a una nicchia del mercato non troppo ampia.

Le wash sale sono le vendite in perdita di un asset che, dato il sistema di compensazione delle tasse, permetteranno di non pagare su altri guadagni.

In pratica, semplificando all’estremo il concetto, oggi si vende una cripto per registrare una perdita del 30% (ipotetico), in modo che tale cifra X di perdita, verrà compensata con altri profitti.

In questo modo, se si ha realizzato una perdita di 300.000 dollari su una crypto e se ne ha un’altra di 300.000 dollari in profitto, la compensazione permetterà all’investitore di non pagare tasse su quel dato profitto.

Fin qui nulla di strano, esiste anche in Italia uno schema simile su certi asset, il problema è che alcuni investitori e trader hanno trovato il modo di “rompere” il sistema.

Essi vendevano una crypto in perdita in modo da avere quella cifra da compensare, per poi ricomprare immediatamente il medesimo asset. In questo modo la perdita rimane registrata ma, se poi quella crypto risale, fino al momento della vendita non si registrerà alcun profitto.

In questo modo, tramite un po’ di astuzia e magari anche qualche schema organizzato dietro, questi individui riescono a pagare pochissime tasse. Biden e la sua amministrazione vogliono fermare questo tassando in modo diverso e andando a recuperare i soldi delle wash sale.

Questo impatterà il mercato? Difficile dirlo con certezza ma, trattandosi di uno schema di alto livello e destinato a una cerchia ristretta di trader e investitori, probabilmente no.

Tassa sul mining

Discorso leggermente differente per una tassa sul mining che, sebbene non ancora discussa a fondo, potrebbe raggiungere anche il 30% di tutti i profitti.

Biden ha dichiarato di voler “uccidere” il business del mining di Bitcoin nel paese, cosa che potrebbe riuscire a fare con una tassa particolarmente salata.

Questo quanto potrebbe incidere sul mercato. Anche qui, impossibile dirlo oggi, dipende da quanto ci andrà giù pesante con la percentuale e se, per davvero, vuole distruggere questo settore.

A nostro avviso è improbabile che si voglia davvero far chiudere baracca a tutti, anche perché portano comunque benefici all’economia americana e nessuno vuole strangolare un settore che, seppur con le sue problematiche, funziona.

La cosa più probabile è che si arriverà a una sorta di equilibrio dove, in uno scenario bullish di Bitcoin, non ucciderà davvero il mercato.

Se il prezzo di un singolo bitcoin dovesse salire molto, arrivando magari a 200.000 dollari a unità, il mining sarebbe con ogni probabilità profittevole anche con una tassa importante sopra.

Se però davvero volessero distruggere il settore, niente panico. Dopo che la Cina aveva estromesso il mining dal paese il prezzo è crollato, vero, ma non è certo stata la fine di Bitcoin.

Oggi, anche senza la Cina, l’intero settore va a gonfie vele e, se dovessero bandire il mining dagli USA, siamo certi che troverà terreno fertile in altre nazioni felicissime di fare spicciolo con tasse meno esose su questo settore. Non ci resta che aspettare e vedere come evolverà la situazione.

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