Si conclude nel peggiore dei modi l’avventura di Francesco Firano, fondatore della piattaforma di scambio di criptomonete BitGrail. Il Tribunale di Firenze, che aveva già emesso una sentenza di fallimento per il portale, ha deciso che l’ex CEO deve rimborsare 170 milioni di dollari di criptovaluta persi all’inizio dell’anno scorso, a seguito di un attacco esterno a BitGrail, mai veramente appurato e investigato sino in fondo.
Ed è per questo che i documenti condivisi da un gruppo di legali assunti dalle “vittime” di BitGrail hanno portato il giudice a imporre a Firano di restituire il maggior numero possibile di beni rubati, in quanto responsabile e gestore del servizio su cui poggiavano le somme investite dagli utenti. I file utilizzati come prova per il processo lampo suggeriscono che Firano ha periodicamente sottovalutato le questioni di sicurezza relative alle chiavi private (criptovaluta) degli iscritti e, a un certo punto, ha persino trasferito i fondi in portafogli terzi, sotto il controllo diretto di BitGrail. In particolare, la piattaforma non ha mai assunto una protezione adeguata per garantire che la criptovaluta ospitata, conosciuta come Nano, andasse a finire nelle mani sbagliate, rendendo fin troppo semplice il furto.
Particolare che ha fatto pendere la decisione del giudice verso un rimborso totale della somma è che Firano, nei giorni precedenti alla sottrazione indebita, era corso a depositare 1,8 milioni di dollari in bitcoin su un’altra exchange, nel tentativo poi di convertire tutto in euro. Gli investigatori hanno scoperto che l’uomo aveva anche tentato di prelevare denaro tramite un ATM Bitcoin collegato a quella borsa. Nonostante la sentenza, resta il dubbio su quanta criptovaluta Firano sarà in grado di ripagare visto che BitGrail è rimasta insolvente per un bel po’.