Una sorta di mix tra Spotify e Netflix, una piattaforma per lo streaming di musica e video. La natura ibrida di BitTorrent Now potrebbe costituire la sua fortuna. L’applicazione debutta oggi per Android, iOS e Apple TV (sulle piattaforme della mela morsicata arriverà a breve): si tratta di un servizio on-demand, che focalizza l’attenzione su artisti e creatori di contenuti appartenenti soprattutto al panorama indipendente.
L’iniziativa non ha nulla a che fare con il client che milioni di utenti utilizzano ogni giorno per scaricare e scambiare file sui circuiti peer-to-peer: è un’app del tutto legale, realizzata con l’obiettivo di creare un modello di business sostenibile e alternativo a quello delle major, anche se non mancano i nomi di alcuni big come Thom Yorke (leader dei Radiohead), Moby e David Cross. L’accesso ai contenuti è in alcuni casi del tutto gratuito, in altri richiede una forma di pagamento e in altri ancora è finanziato dalla riproduzione di inserzioni pubblicitarie.
Il funzionamento è simile a quello degli altri servizi di streaming: si può navigare nel catalogo offerto, avviare l’ascolto o la visione di un elemento, inserire gli artisti preferiti in un elenco speciale così da trovarli facilmente in seguito ecc. I responsabili del progetto assicurano inoltre che presto verrà introdotto il supporto alla realtà virtuale, per la fruizione dei contenuti attraverso i visori.
Now rappresenta in qualche modo l’evoluzione di Bundle, un format introdotto da BitTorrent nel 2013 con l’obiettivo di rendere il P2P una piattaforma promozionale che consente di commercializzare le creazioni e generare profitti senza intermediari. L’iniziativa ha ricevuto fino ad oggi l’appoggio di circa 30.000 artisti e registrato oltre 200 milioni di download.
I contenuti non vengono trasmessi sfruttando protocolli peer-to-peer, ma direttamente da server, come avviene come per tutte le piattaforme di streaming già esistenti. Per emergere e poter dire la propria in un panorama già piuttosto affollato, il servizio dovrà puntare soprattutto su chi cerca forme d’arte differenti rispetto a quelle che circolano sulle piattaforme più tradizionali. Solo così il team di BT potrà avere qualche speranza di competere con colossi del calibro di SoundCloud, Bandcamp, YouTube o Vimeo.