John Chen, CEO di BlackBerry, ha colto l’occasione di un intervento sul blog ufficiale dell’azienda per parlare di universo mobile e privacy. Il tutto, schierandosi contro quelle società tecnologiche che “antepongono la loro reputazione al bene maggiore”, fornendo, pubblicizzando e garantendo sistemi di crittografia avanzata ai propri utenti, malintenzionati compresi. Sebbene il CEO non faccia nomi, in molti ritengono che l’intervento possa essere ricondotto ad Apple e all’elevata riservatezza garantita da iOS, tanto che da iOS 8 pare non sia possibile fornire dati anche in presenza di un mandato da parte delle istituzioni.
Come già anticipato, il CEO non fornisce esplicitamente nomi delle società oggetto del suo intervento, ma alcuni dettagli sembrano essere abbastanza rivelatori. Chen, infatti, fa riferimento a “una delle più potenti compagnie tecnologiche”, nel raccontare come la stessa di recente abbia rifiutato di sbloccare uno smartphone su richiesta delle autorità, device connesso a un crimine di media intensità. Il collegamento, come già sottolineato non esplicito, pare rimandare ad Apple e alle vicende che l’hanno vista protagonista di recente: negli ultimi anni, infatti, la società di Cupertino ha confermato a una corte statunitense come fosse decisamente remota la possibilità di accedere alle informazioni personali su device dotati di iOS 8 e iOS 9, per via di una crittografia a cui la stessa Apple non può accedere.
Siamo infatti in un luogo oscuro quando le compagnie antepongono la loro reputazione a un bene maggiore. In Blackberry comprendiamo, più di qualsiasi altra grande compagnia tecnologia, l’importanza del nostro impegno per la privacy per produrre successo e valore del brand: privacy e sicurezza sono i punti cruciali di tutto quello che facciamo. Tuttavia, il nostro impegno per la privacy non si estende ai criminali.
Secondo Chen, tutte le compagnie tecnologie, ma anche i developer che producono app di messaggistica, hanno la responsabilità di dover collaborare con le forze dell’ordine, quando ovviamente le richieste sono compatibili sia con la necessità di proteggere il bene comune che il singolo. E per allontanare i timori questo si traduca nel fantasma della sorveglianza, Chen assicura: «Non abbiamo mai permesso l’accesso governativo ai nostri server e mai lo faremo». E aggiunge:
Abbiamo tutti diritto alla privacy così come alla pubblica protezione. Dobbiamo bilanciare questi diritti e i leader della tecnologia mondiale devono aiutare i consumatori e i governi nel compiere decisioni informate.
Apple, così come più volte nel corso degli anni Tim Cook ha specificato, ha deciso di seguire un approccio diverso. La privacy, secondo il gruppo di Cupertino, è un diritto da salvaguardare senza riserve, anche perché le società tecnologiche dovrebbero mantenersi neutrali rispetto agli usi che gli utenti fanno di prodotti e servizi. Al momento, il gruppo californiano non ha risposto all’intervento anche perché, come sottolineato, non citato direttamente. Non resta che attendere le prime reazioni, se ci saranno.