La suggestione è forte: e se RIM decidesse di abilitare ai propri utenti il libero utilizzo delle applicazioni sviluppate per Android? La suggestione ha una firma (BGR) e proviene da fonti anonime, le quali avrebbero confidato l’attuale fase di meditazione in casa Research In Motion.
L’idea trae origine dalla possibilità di adottare sui dispositivi di prossima uscita sotto il marchio BlackBerry di una Java Virtual Machine che consenta di ospitare sui device le applicazioni originariamente progettate per i dispositivi Android. Trattasi non tanto di una scelta tecnica, ma più che altro di una valutazione strategica. Aprire alle applicazioni di Android significa infatti per molti versi rinunciare ad una via propria per lo sviluppo, limitando le proprie opportunità in cambio di una certezza. Aprire alle applicazioni Android, infatti, significherebbe portare fin da subito un altissimo numero di creazioni a costo zero, regalando al tablet PlayBook ed alle altre produzioni una fondamentale partenza lanciata.
Dando per buona l’ipotesi lanciata da BGR (che non spunta però per la prima volta attorno alle ipotesi sul futuro dei device RIM), il tutto potrebbe però essere concretato in due modi differenti: con o senza la partecipazione diretta di Google nell’adozione della Java Virtual Machine. Nel primo caso Google andrebbe a certificare le applicazioni potendo portare ai propri sviluppatori un mercato più ampio e nuove opportunità, ma togliendo ai device Android il valore dell’esclusiva sulle applicazioni; nel secondo caso RIM dovrebbe compiere un percorso proprio, e potrebbe essere questo il compromesso più semplice ma al tempo stesso meno affascinante.
Tutto gira attorno alla Dalvik virtual machine, la medesima dei device Android. Per RIM è una scelta fondamentale, perché il modello di business di domani si basa quasi completamente sulla scelta di oggi.
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