I tempi d’oro son finiti da un tempo, ma per Blockbuster sembra essere addirittura molto vicina la fine. Tutto è crollato attorno al marchio diventato negli anni sinonimo di successo, emblema della globalizzazione e vittima sacrificale dell’innovazione: il fallimento ora è dietro l’angolo.
La pirateria, la distribuzione online, il successo dei videogiochi come forma sostitutiva di intrattenimento: le cause sono molteplici e tutte rincarate dall’immobilismo di una azienda che, pur vedendo sgretolarsi alla base il proprio mercato, non ha saputo reagire in tempo. Blockbuster è ora un colosso che sta crollando e che in brevissimo tempo potrebbe essere clamorosamente ridimensionato attraverso la chiusura di 500/800 punti vendita sul territorio.
I DVD non tirano più, il videonoleggio è un ricordo del passato ed il marchio ha perduto smalto. L’azienda ha proseguito su questa strada fino a ritrovarsi con centinaia di milioni di dollari di debiti (le stime indicano una cifra molto vicina al miliardo) e secondo voci insistenti l’ufficializzazione della bancarotta sarebbe ormai soltanto questione di ore. Entro i prossimi giorni, insomma, Blockbuster potrebbe avvalersi della protezione “Chapter 11“ per avviare il gruppo verso l’ingente ristrutturazione necessaria per pagare i debiti e ripartire da zero.
Barron’s segnala come tra gli investitori interessati ai problemi Blockbuster vi sia anche Carl Icahn, noto per l’interessamento in Yahoo avvenuto ai tempi dell’offerta Microsoft: gran parte dei debiti del colosso del videonoleggio sarebbero stati contratti proprio con l’imprenditore USA,