Blog da Bagdad

Per seguire i bombardamenti e gli spostamenti delle truppe, non c'è niente di meglio della TV. Ma su Internet si può trovare quello che gli altri mezzi non hanno. Alcune storie da Bagdad.
Blog da Bagdad
Per seguire i bombardamenti e gli spostamenti delle truppe, non c'è niente di meglio della TV. Ma su Internet si può trovare quello che gli altri mezzi non hanno. Alcune storie da Bagdad.

In un rapporto dell’anno scorso che analizzava la reazione di Internet all’11 settembre, il Pew Internet and American Life Project aveva individuato nei weblog il fenomeno di maggiore rilevanza. Definendo la chiamata spontanea dei blogger “do-it-yourself journalism”, giornalismo fai da te, il Pew aveva profetizzato: «Nel lungo termine, l’effetto più significativo del giornalismo fai da
te potrebbe essere il suo valore per gli storici. Saranno capaci di
trovare tutti quei tipi di storie, di dettagli e di dati che sarebbero
andati persi senza un medium come Internet sul quale registrarli».

L’ipotesi dei ricercatori statunitensi pare suffragata da ciò che avviene in queste ore in Iraq: mentre gli inviati dei grandi network televisivi rimangono arroccati negli alberghi riservati ai giornalisti e le telecamere immortalano i falò dei bombardamenti; mentre gli inviati al seguito delle truppe anglo-americane raccontano le battaglie per la conquista delle città del sud, alcuni weblog restituiscono con freschezza e immediatezza la vita di tutti i giorni che va avanti a Bagdad, nonostante le bombe.

Un ragazzo di Bagdad

Il blog iracheno più famoso è senz’altro “Where is Raed?”, gestito da un ragazzo iracheno che si fa chiamare Salam Pax. Nel momento in cui scriviamo, il blog di Salam è fermo al 21 marzo; non si sa se ciò abbia a che vedere con i bombardamenti. Nel frattempo, sulle pagine di “Where is Raed?” si può leggere del panico scatenato dall’ultimatum di Bush, con il rapporto dollaro/dinaro alle stelle e la ressa nei negozi che chiudevano uno dopo l’altro; si può leggere del sollievo per il fatto che le bombe non hanno ancora fatto i danni che la popolazione temeva: «Niente di paragonabile al ’91», scrive Salam il 20 marzo. «Tutte le stazioni radiotelevisive funzionano ancora e mentre iniziava il bombaradamento Iraqi TV trasmetteva canzoni patriottiche e non si è presa neanche la briga di informare gli spettatori che eravamo sotto attacco».

Il racconto di Salam si interrompe con l’annuncio, dato dalla TV satellitare del Qatar Al-Jazeera, dei bombardieri B52 lasciano l’Inghilterra per Bagdad. Da allora, solo silenzio.

Realtà o propaganda?

Nel corso del tempo sono stati avanzati numerosi dubbi circa l’autenticità di Salam. A garantire per lui c’è la sua amica online Diane, che gestisce il blog “Letter from Gotham”. Diane ammette di aver avuto spesso il dubbio che Salam fosse in realtà un agente della CIA o del Mossad, ma di essersi convinta della sua autenticità dopo numerosi colloqui e scambi di materiale.

Diari iracheni

Senz’altro autentici sono i personaggi che scrivono su Iraq Diaries, un altro blog da Bagdad. Gli autori di Iraq Diaries sono membri dell’Iraq Peace Team, un organizzazione umanitaria che al momento ha inviato a Bagdad 26 persone.

Tra di loro c’è Ramzi Kysia che, nel post del 23 marzo, racconta la festa per il 13esimo compleanno di Amal Shamuri, una ragazzina di Bagdad. Il compleanno di Amal, il cui nome in arabo significa “speranza”, va avanti tra il rumore dei missili Cruise che esplodono in lontananza.

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