Come si comportano gli italiani di fronte all’informazione d’attualità e le fonti online? È la domanda che si son poste Liquida e Human Highway che, già dal 2009, si interrogano su quale impatto abbiano i blog sull’approvvigionamento di notizie da parte degli utenti. I risultati sono tutt’altro che scontati: il divario tra media tradizionali e Internet si è sicuramente accorciato, ma i blog sono costretti a fare i conti con la schiacciante presenza dei social network.
La ricerca si è concentrata sull’analisi del comportamento dei lettori abitudinari di blog, ovvero coloro che utilizzano questi mezzi come alternativa alla pari alla carta stampata. Il primo dato che emerge dalla ricerca è come, mentre il giornalismo classico versi in uno stato di preoccupante crisi, il mondo dei blog sia in deciso fermento, con una crescita costante anche in termini pubblicitari. A questo incremento, però, non corrisponde una precisa identificazione dell’utente con la testata: solo il 23% dell’utenza internet italiana sa definire cosa sia un blog, mentre il resto dei navigatori non pare averne una precisa conoscenza. Il 23%, però, è traducibile in ben 5,6 milioni di italiani che ogni giorno scelgono la blogosfera come canale principale per la diffusione di notizie, sebbene sia in aumento l’utenza occasionale a discapito di quella abitudinaria. Il profilo tipo del lettore assiduo di blog è un uomo di 45 anni, proveniente dal Sud o da una città di medie-grandi dimensioni e anch’esso blogger, indifferentemente a livello amatoriale che professionale.
Rispetto al 2009, i lettori assidui sono diventati solo 1,8 milioni, con un calo del ben 30% in soli 12 mesi. Un fenomeno che potrebbe preoccupare soprattutto chi dei blog fa un vero e proprio business. Questa forte diminuzione deriverebbe dall’esplosione di altre modalità di informazione partecipata, di cui i social network tessono le fila: Facebook, Twitter, FriendFeed sono in grado di veicolare le notizie ad una velocità mai provata prima e, in questa sovrabbondanza informativa, i blog vengono declassati ad un ruolo di secondo piano. Le testate informative online, in effetti, oggi producono valide fonti che, volente o nolente, vengono rapidamente diffuse tramite i mezzi di comunicazione social. Così facendo, si cattura l’attenzione di utenti non fidelizzati che casualmente si imbattono in un link, mentre viene a scemarsi l’interesse degli user più affezionati a uno specifico sito o al determinato blogger. Non è un caso, perciò, che le notizie diffuse dai blog non siano più lette dal portale di riferimento, bensì da aggregatori sociali ben più immediati e informali. Gli editori, perciò, dovrebbero prestare particolare attenzione a questi strumenti e, non ultimo, all’indicizzazione sui motori di ricerca. Alla domanda su quale sia il mezzo preferito per trovare news immediate, la quasi totalità degli intervistati ha risposto: «Cerco su Google».
Tema particolarmente sentito per tutti i blogger è l’autorevolezza. I quotidiani online, ad esempio, possono contare sul proprio brand per veicolare in rete i contenuti. Il blogger, invece, non viene ancora considerato come un giornalista affidabile, se non in singoli casi di personaggi decisamente noti. Non appare affatto scontato, perciò, che i blog più conosciuti siano quelli di Beppe Grillo e di Gad Lerner, seguiti a ruota da realtà interessanti come Leonardo, Spinoza e VoglioScendere. Si tratta, in tutti i casi, di nomi che possono contare su una fama Internet elevata, sia perché nati dai media classici che perché ormai realtà storiche del Web italiano. Poco riconosciute, almeno a livello di nome, le esperienze editoriali vere e proprie: fatta eccezione per il già citato Leonardo, Giornalettismo e Il Post, gli italiani non sembrano ricordare nessun grande network di informazione via blog. Questo perché, come si diceva poc’anzi, l’utente capita casualmente sulla notizia da centri di aggregazione e raramente si identifica con una precisa testata.
Mentre televisione e stampa arrancano, ci si chiede quale sarà il ruolo futuro dei blogger. In questo senso, i blog appaiono solamente come un passaggio intermedio di ciò che sarà l’informazione in futuro, sempre più improntata sulla compartecipazione piuttosto che sul ruolo del giornalista. Stiamo parlando di quel citizen journalism che si è rivelato essere tutt’altro che una mania passeggera e che, probabilmente, sarà il next step dell’informazione mediata, accanto alla predominanza dei social network.