Un tempo erano i migliori guerrieri ad essere scelti per costituire l’esercito di ogni nazione. La situazione è chiaramente cambiata ed ai muscoli e alle capacità militari si affiancano l’intelligenza e le conoscenze scientifiche e tecnologiche: a confermarlo indirettamente è il Governo cinese, che per bocca di un suo portavoce conferma le voci relative all’esistenza di un piccolo esercito digitale.
Etichettato con il nome di Blue Army, questo plotone che fa di mouse e tastiera le proprie armi è costituito da circa 30 persone, accuratamente selezionate tra le migliori menti del paese: membri dell’esercito, studenti universitari e semplici cittadini sono stati così coinvolti in un progetto governativo che, a detta dello stesso portavoce, ha esclusivamente lo scopo di creare un sistema di protezione dagli attacchi esterni, rendendo dunque più sicura l’intera infrastruttura informatica della Cina.
Xu Guangyu, uno dei ricercatori vicini al Blue Army, giustifica la sua esistenza evidenziando come «Internet sia senza frontiere, e non possiamo sapere quale paese o organizzazione sarà nostra nemica e quale ci attaccherà. L’obiettivo principale del Blue Army è l’autodifesa. Non lanceremo mai un attacco contro qualcuno». Nonostante le rassicurazioni giunte da più fonti, i Governi di tutto il mondo restano piuttosto titubanti, ritenendo la confessione della Cina una possibile conferma dell’origine di numerosi attacchi informatici i cui esecutori restano tuttora ignoti.
Nonostante l’esiguo numero dei suoi membri, il Blue Army rappresenta una vera e propria potenza di prim’ordine nel campo informatico: nel corso delle simulazioni, infatti, le sole 30 unità appartenenti al piccolo esercito cibernetico sono riuscite a sconfiggere un plotone d’attacco 4 volte più ampio, rispondendo a virus, spam e penetrazioni dall’esterno in maniera egregia.
La creazione di una simile forza militare rappresenta la conferma di come la Rete rappresenti non solo un canale di comunicazione, ma uno strumento vitale in numerosi ambiti, tra cui anche quello bellico: la paura di un attacco informatico in alcuni casi è anche maggiore di quella di un’invasione da parte di eserciti stranieri, mettendo dunque in primo piano la sicurezza delle Reti a livello mondiale.