Nel 2008 erano disponibili negli USA solo 12 modelli di auto elettriche e la quota ricoperta da questi veicoli rappresentava il 2,3% di tutto il mercato delle quattro ruote. Quest’anno sono in circolazione 55 e-car e la percentuale è del 2,8%. Una crescita troppo modesta, che testimonia come ci sia ancora molto da fare per convincere gli acquirenti a scegliere un’auto di questo tipo.
La strada da percorrere è in salita, come sottolineato da Stefan Juraschek, vicepresidente del comparto Electric-Powertrain Development di BMW, che durante una visita ad un impianto di Monaco afferma senza troppi giri di parole che l’azienda “dovrà camminare in una valle di lacrime”. Il motivo è presto spiegato: per giungere ad una più ampia diffusione delle vetture elettriche sarà necessario migliorare le performance delle batterie, aumentandone la capacità e l’autonomia, senza andare ad influire negativamente sul peso. Un traguardo raggiungibile solo attraverso un lungo e costoso processo di ricerca e sviluppo, che richiederà anni prima di poter mostrare i primi risultati concreti.
Servirà uno sforzo congiunto, da parte degli automaker, ma non solo: anche le istituzioni dovranno favorire la scelta di un veicolo a propulsione elettrica installando una rete di stazioni per la ricarica delle batterie, oggi quasi del tutto assente in molti paesi, Italia compresa. Si tratta di un requisito fondamentale, necessario per poter accedere ad una nuova era della mobilità, maggiormente sostenibile.
Anche Friedrich Eichiner, Chief Financial Officer del gruppo tedesco, ha confermato in occasione di un evento a Lisbona che serviranno almeno cinque o sei anni prima di poter assistere ad una diffusione su larga scala delle auto elettriche.
Abbiamo capito che le persone non sono pronte a pagare un prezzo più alto per un veicolo elettrico. Non vedo all’orizzonte alcun elemento capace di poter spingere in modo significativo le vendite entro i prossimi cinque o sei anni.