La Corte Federale di New York ha spostato i termini entro i quali è possibile accordarsi con Google per la nota proposta relativa alla digitalizzazione dei libri nelle biblioteche affiliate. Secondo quanto notificato dall’Associazione Italiana Editori, sarebbero centinaia di migliaia i titoli italiani già digitalizzati ed è pertanto molto importante che anche gli autori nostrani conoscano i termini dell’accordo che vanno eventualmente a siglare. Per tutto ciò ci sarà ora più tempo poiché la scadenza ultima del 5 Maggio è stata rinviata al 4 Settembre, giorno entro il quale la dimensione complessiva della class action e del relativo “Settlement” prenderanno forma.
Rimane fissa, al contrario, la scadenza del 5 Maggio relativa all’identificazione degli aventi diritto: potranno firmare l’accordo gli autori di libri digitalizzati entro la data medesima. Chiunque risulti coinvolto nella causa potrà verificare i termini dell’accordo e delle opportunità a disposizione spulciando l’apposita FAQ che Google ha messo a disposizione in 36 lingue per evitare che il mondo dell’editoria internazionale si rivoltasse contro l’iniziativa del motore. Al termine di tale procedimento se ne dovrebbe uscire con una situazione più chiara e con una partnership più solida tra autori, editori e distribuzione.
Spiega Piero Attanasio dell’AIE: «I servizi sono limitati ad utilizzi nell’ambito del territorio statunitense, ma interessano anche gli editori stranieri, compresi quelli italiani, le cui opere siano state comunque digitalizzate da Google […] AIE ha prodotto una serie di studi tecnici e documenti assunti dalla Federazione degli Editori Europei come posizione comune, che rilevano i problemi presenti nel database del Settlement e le possibili soluzioni. Poiché il trattamento dei diritti è diverso tra i libri in commercio e fuori commercio, è fondamentale gestire correttamente questa informazione e va fatto su milioni di libri, e con aggiornamenti continui. I nostri studi hanno evidenziato come una singola azienda, per quanto grande e avanzata, non possa da sola gestire una tal mole di dati in modo efficace. Il gruppo di lavoro che ho l’onore di coordinare è stato creato per questa ragione: l’esperienza specifica nel trattamento dei dati bibliografici è essenziale, diffusa in Europa, e Google ha mostrato di rendersene perfettamente conto».
L’AIE non perde occasione per rivendicare che, pur tra mille problemi, l’Europa sia stata capostipite in una battaglia che oggi si sta combattendo invece internamente ai confini USA: «Si è creato un buon clima di collaborazione che speriamo porti i suoi frutti. Le sfide sono stimolanti, ma certamente difficili. È utile che anche da parte loro ci si renda conto che non tutti i problemi si risolvono facendo girare un algoritmo. I problemi tecnici che Google sta affrontando sono gli stessi del progetto ARROW, coordinato da AIE, nato per servire i programmi di digitalizzazione europee. Anche in questo caso l’Europa era partita prima».
La stessa proposta di accordo per chiudere la class action è comunque ancora al centro di importanti attenzioni da parte del Dipartimento di Giustizia USA. Il DOJ, infatti, starebbe prendendo in seria considerazione le osservazioni di entità quali Internet Archive, Authors Guild o la Association of American Publishers, secondo cui l’accordo determinerebbe una situazione di sostanziale monopolio contro cui la concorrenza avrebbe risicato margine di azione. La forma stessa con cui Google conta di chiudere la class action, insomma, sarebbe viziata: un giudizio oppositivo da parte del DOJ ricadrebbe a cascata sul caso intero, vanificando la relazione che Google sta faticosamente tessendo con gli editori e gli autori coinvolti.