Quando nel 2016 si iniziò a parlare di una possibile cessione di Boston Dynamics da parte di Google-Alphabet, si individuò nell’aspetto non proprio rassicurante dei suoi robot il motivo principale della scelta. Automi dal look non esattamente amichevole, sebbene tecnologicamente avanzati e in grado di eseguire operazioni incredibilmente complesse: si pensi ad esempio al backflip dell’unità Atlas, capace di compiere un salto all’indietro di 360 gradi e atterrare sulle proprie gambe senza perdere l’equilibrio.
Il passaggio nelle mani di SoftBank non ha modificato di una virgola l’atteggiamento della squadra, che nelle scorse settimane ha presentato l’ultima evoluzione di SpotMini, un robot quadrupede, in questo caso in grado di aprire le porte e oltrepassarle in modo agile. Merito di un complesso sistema di sensori, videocamere e attuatori, che dopo aver analizzato con precisione l’ambiente circostante decide come agire senza richiedere alcun tipo di intervento da parte di un operatore. Oggi l’ennesimo test, questa volta con un essere umano impegnato (invano) ad ostacolare il cammino del robot.
L’operatore prova a impedire al lungo collo del cane robot di afferrare la maniglia, poi cerca di evitare che la porta venga aperta e infine strattona l’unità tirandola per una corda legata alla parte posteriore. Un pezzo del telaio cade a terra, ma SpotMini se ne infischia e continua a puntare dritto verso la sua destinazione, finché non si libera dell’elemento disturbante e raggiunge il suo obiettivo. Sistemi di questo tipo potrebbero un giorno essere impiegati nelle situazioni di emergenza, ad esempio per gli interventi in edifici pericolanti in seguito al verificarsi di una calamità. Il lavoro di Boston Dynamics va in questa direzione, come dimostra l’arrivo di unità sempre più evolute e autonome.