312 milioni di dollari. A tanto aumenta il danno che la BPI (British Phonographic Industry) ha quantificato in merito al danno che nel solo anno 2005 l’industria musicale avrebbe dovuto subire a causa della pirateria. Il dato, più volte contestato per la parzialità del giudizio ed il metro adoperato, è chiaro nella sua valutazione ed è con tutta evidenza sbandierato a fini mediatici più per ottenere maggiore attenzione sul problema che non per restituire una valutazione scientifica sulla quantificazione del tutto.
In particolare la BPI offre concretezza al dato spiegando che tale cifra riesce ad equiparare il mercato prodotto dai primi 13 album della classifica (il tutto con tanto di nomi). Spiega Reuters: «la Bpi stima che in Gran Bretagna vengano venduti circa 37 milioni di compact disc pirata all’anno e, secondo uno studio indipendente che ha preso in esame 2.000 persone di età che andava da i 15 anni in su, il 45% ha ammesso che avrebbe comprato l’originale solo qualora non fosse disponibile la copia illegale».
Il danno è dunque valutato sulla base delle vendite perdute a causa della pirateria. Ancora: «la Bpi ha chiesto alla polizia di fare del crimine che viola la proprietà intellettuale più di una priorità e ha lanciato l’appello per una regolazione del mercato e perché vengano ritenuti responsabili i direttori delle aziende i cui impiegati sono coinvolti nella pirateria».