Un altro tassello si aggiunge all’agguerrita lotta che vede Samsung e Apple contrapposte in tribunale. Nella tarda serata di ieri, il tribunale federale californiano di San José ha riconfermato la colpevolezza del gruppo sudcoreano nell’infrangere i brevetti Apple relativi a smartphone e tablet. E la condanna è il pagamento al rivale di altri 290 milioni di dollari.
La decisione della corte arriva al termine della seconda tornata di processo – durata una sola settimana – resasi necessaria a seguito della prima sentenza emessa nel 2012. In quel frangente, i giudici avevano imposto a Samsung il pagamento di 1,05 miliardi di dollari per aver infranto le tecnologie e il design caratteristici di iPhone, poi decurtati di 400 milioni dollari dal giudice Lucy Koh per errori nella stima totale dei danni. 600 milioni di dollari, in definitiva, a cui si aggiungono i 290 odierni.
Da questo “retrial” – così come lo chiamano gli statunitensi, anche per differenziarlo dal secondo processo previsto per il prossimo marzo – Apple si sarebbe attesa il pagamento di 380 milioni di dollari aggiuntivi, ma il giudice ha optato per una riduzione di circa 100 milioni, anche in relazione ai “soli” 53 che Samsung si è detta inizialmente disposta a corrispondere.
Nel processo pare sia stata fondamentale la testimonia di Phil Schiller, il quale ha svelato come il primissimo iPhone sia stato un progetto “bet-the-company”. Da poco rinsavita grazie a iPod dal rischio di fallimento negli anni ’90, Apple avrebbe deciso di investire il 100% delle risorse economiche e umane nella realizzazione del primo smartphone con la mela morsicata, tanto che tutti gli altri progetti in corso avrebbero subito uno stop forzato proprio per conferire massima attenzione al melafonino. Se il prodotto non fosse piaciuto e se non avesse aperto una nuova era delle comunicazioni mobile, Apple avrebbe rischiato la sua stessa esistenza. La sentenza riconosce quindi alla Mela la piena paternità dell’innovazione touchscreen di iPhone e iPad e ravvisa nel lancio dei primi terminali Galaxy di Samsung, sia telefoni che tavolette, un’evidente violazione della proprietà intellettuale del gruppo di Cupertino.
Una causa legale da anni senza esclusioni di colpi – a incastrare Samsung alcune mail dirigenziali relative alla “crisi di design” della società, che l’avrebbero quindi spinta a proporre sul mercato dei simil-iPhone – a cui farà seguito un secondo episodio dal prossimo marzo. In primavera, infatti, si discuterà dei modelli più recenti: da iPhone 5 e Galaxy S3 in poi.
[nggvideo id=53617]