British Petroleum investe in advertising online

La BP, l'azienda responsabile dell'incidente che ha causato la fuga di greggio nel Golfo del Messico, starebbe spendendo decine di migliaia di dollari al giorno in advertising per posizionarsi in cima ai principali motori di ricerca su particolari keyword
British Petroleum investe in advertising online
La BP, l'azienda responsabile dell'incidente che ha causato la fuga di greggio nel Golfo del Messico, starebbe spendendo decine di migliaia di dollari al giorno in advertising per posizionarsi in cima ai principali motori di ricerca su particolari keyword

La British Petroleum non ha ancora trovato una soluzione definitiva per la fuga di petrolio che sta rovinando i mari e le coste nel Golfo del Messico, ma a quanto pare starebbe spendendo qualcosa come 10 mila dollari al giorno per ripulire i danni alla propria immagine acquistando massicciamente keyword sui principali motori di ricerca al mondo.

L’iniziativa, per molti versi deprecabile, è però frutto di una fredda logica di marketing: per limitare il danno derivante dall’incidente occorso, l’azienda sta tentando di portare un messaggio costruttivo e positivo in cima alle SERP, calmierando così le polemiche ed i sentimenti oppositivi che stanno salendo in tutto il mondo. Nelle stesse ore in cui il Presidente Barack Obama si spingeva a dire che dovrebbe prendere qualcuno «a calci nel sedere», quindi, l’azienda stava investendo importanti capitali sui canali di advertising di Google, Microsoft (Bing) e Yahoo pur di comparire in una posizione di primo piano sulle rispettive pagine.

La stima dei 10 mila dollari proviene da Scott Slatin e dalla ABC, le cui analisi sono basate sulle ricerche effettuate nelle ore in cui le pagine della British Petroleum comparivano in primo piano su ricerche relative a keyword quali “oil spill”, “Gulf oil spill” o altre frasi correlate:

Ulteriori prove non sembrano ad oggi comprovare la tesi verificata fino a poche ore fa, dunque probabilmente gli investimenti in advertising sono stati temporaneamente sospesi in seguito a quanto emerso in queste ore (la spesa in advertising, se possibile, potrebbe infatti ora moltiplicare il danno di immagine della BP invece di calmierarlo).

Toby Odone, portavoce BP, ha confermato l’investimento motivandolo con lo sforzo del gruppo nel fornire massima informazione sullo stato dei fatti nelle operazioni di recupero del greggio. Tale finalità è portata avanti soprattutto grazie alle spettacolari immagini fornite sul sito ufficiale, ma l’acquisto di keyword specifiche ha probabilmente contribuito a circondare la BP di spirito solidale in attesa che le operazioni di recupero e le future offensive legali facciano il loro corso.

La BP, va ricordato, è attualmente messa seriamente in discussione anche dal punto di vista finanziario: la spesa in advertising va pertanto interpretata anche in quest’ottica, sia come estrema ratio per salvare il salvabile, sia come risorsa sprecata nel momento in cui ogni sforzo dovrebbe essere rivolto solo e soltanto alla ricerca di una soluzione per quanto successo nel Golfo del Messico.

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