Prima la Finlandia, poi il Regno Unito, infine l’Italia. E l’ordine non è casuale. Perchè se la Finlandia assicura, il Regno Unito promette con qualche incertezza; l’Italia è ferma un passo prima, ad una speranza che le stesse istituzioni continuano a prorogare in attesa di una scintilla che non si sa ancor bene da dove debba provenire. Le ultime parole pesanti giungono dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, il quale ha quantificato i propri auspici: 2 Mbps entro il 2010.
La realtà dei fatti sembra essere la prima smentita, poiché raggiungere una copertura completa del territorio entro il 2010 sembra essere più una chimera che non una speranza. Queste, però, le parole specifiche di Renato Brunetta ai microfoni RTL, così come raccolte nel weekend da Reuters: «Conto di avere due mega di banda larga per tutti a partire dal 2010 perché solo attraverso una rete Internet efficiente possono passare documenti certificati. […] Il piano è già pronto. Ieri ho parlato con il viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani. È un problema di investimenti, ma manca ormai solo l’ultima spinta. Nell’arco di ottobre-novembre possiamo avere il via libera dal Cipe».
«Servono 800 milioni di euro, non costa nemmeno tanto… serviranno investimenti pubblici e privati, degli operatori». Ma occorre partire da una situazione di partenza decisamente compromessa. In Italia, infatti, la Banda Larga latita ancora in gran parte delle zone periferiche, tenendo fuori dalla copertura zone nelle quali la Rete necessita di interventi infrastrutturali importanti. E per questi ultimi non sembra essere soltanto questione di denaro: le tempistiche tecniche e burocratiche sembrano essere il limite contro cui le tempistiche vanno a scontrarsi.
Quando Brunetta sarà chiamato a rispondere delle proprie promesse di Banda Larga (dichiarazioni che fanno seguito alla promessa di fornire un pc per ogni cittadino) non dovrà fare i conti soltanto con il digital divide: anche le zone già coperte hanno oggi seri problemi a livello di performance, ed una valutazione dei parametri qualitativi minimi garantiti si renderà necessaria (non tutte le zone nelle quali vengono venduti “7 Mega” hanno infatti un servizio che possa garantire 2 Mbps). Oltre al denaro ed agli investimenti, dunque, serviranno regole e monitoraggi: altri ingredienti che non vanno prettamente d’accordo con i tempi dichiarati.