«Il Ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta esprime la sua grande soddisfazione per il successo dell’iniziativa riguardante gli incentivi che lo scorso 3 novembre sono stati messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico al sostegno di alcuni dei settori del nostro sistema produttivo».
Inizia con queste parole il comunicato stampa con cui il Governo ha sancito la fine degli incentivi a disposizione per stimolare la penetrazione della banda larga nel nostro paese. I numeri sono così snocciolati: «In soli 13 giorni sono infatti andati esauriti i 110 milioni di euro del fondo, di cui quasi 7 sono stati erogati a circa 129.000 giovani a sostegno dell’acquisto di un abbonamento a Internet veloce. Considerando gli oltre 400.000 giovani che da aprile a giugno di quest’anno hanno richiesto un analogo contributo, sono così circa 530.000 i cittadini di età compresa tra i 18-30 anni che hanno complessivamente beneficiato di tale iniziativa». Numeri, peraltro, che indicano una forte accelerazione nel momento in cui gli incentivi sono stati concentrati in pochi giorni nei quali l’urgenza ha consigliato di intraprendere immediatamente una qualche decisione.
Il dato, sia pur se importante, non sembra comunque in grado di cambiare in alcun modo la situazione: l’incentivo una tantum non ha fatto altro che accelerare il processo decisionale delle famiglie interessate, ma la concentrazione delle domande per la corsa all’incentivo non darà effetti di lungo periodo. Non cambia lo stato della cultura informatica del paese, non cambia la situazione relativa alla banda larga ed al digital divide (primi elementi a tener oggi lontana la popolazione dalle dinamiche della Rete).
Renato Brunetta chiude però con giubilo l’iniziativa del Governo: «Questo tipo di interventi sono importanti non solo per la crescita dell’alfabetizzazione informatica e la riduzione del divario digitale nel nostro Paese ma anche perché consentono di fare un concreto passo in avanti lungo la strada dell’innovazione e dell’aumento della produttività». Dalle parole di Brunetta trapela pertanto l’idea per cui il “divario digitale” sia di matrice culturale, non tecnica. Il problema non sarebbe nella mancanza di copertura della rete di banda larga, ma nell’incapacità o nel mancato desiderio di collegarsi da parte degli utenti. Il che non rappresenta una fotografia particolarmente fedele dello stato dei fatti e la storia degli ultimi anni lo dimostra.
Un passo avanti, insomma, ma nel contesto di una strada oltremodo lunga e sulla quale l’Italia ha già accumulato un ritardo che si fa ogni giorno più rilevante. Ma il problema non sembra ancora essere posto secondo i termini che la realtà esprime da anni e così facendo la soluzione non sembra avvicinarsi.