La Business Software Alliance ha pubblicato i dati relativi all’andamento della pirateria nel corso dell’anno 2009. Lo studio, realizzato da IDC, evidenzia come «Nel corso dell’anno solare 2009, l’installazione di software commerciale privo di regolare licenza sui PC italiani risulta cresciuta dell’1%, dal 48% (dato del 2008) al 49% (in pratica, la percentuale d’illegalità che già affliggeva l’Italia nel 2007). Il controvalore commerciale di questa percentuale corrisponde ad oltre 1.209 milioni di euro».
Piccole fluttuazioni a parte, la pirateria nel nostro paese sembra insomma un problema cronico e stabile che nessuna policy e nessuna normativa ha scalfito più di tanto. BSA inquadra il risultato nel contesto della situazione internazionale: «A dispetto della fase di recessione attraversata dall’economia a livello mondiale, la pirateria del software nel 2009 si è ridotta in ben 54 mercati ed è cresciuta solo in 19. Nondimeno, il tasso globale di pirateria è cresciuto dal 41 al 43%, in gran parte a seguito del maggior peso che rivestono sul mercato mondiale del software Paesi ad elevatissimo tasso di sviluppo quanto di illegalità diffusa come la Cina, l’India e il Brasile». Paesi emergenti a parte, dunque, l’Italia vive una piccola controtendenza mettendo a segno un risultato positivo di cui, spiega il presidente BSA Italia Luca Marinelli, il nostro paese farebbe volentieri a meno: «Un tasso di pirateria del 49% è inaccettabile per una nazione evoluta come l’Italia. E, in un momento di congiuntura economica non facile come quello attuale, non possiamo non sottolineare che la strada dell’illegalità e del sommerso non è certo quella che favorisce la ripresa del PIL e dell’occupazione».
I dati relativi al computo dei danni nella pirateria software sono spesso dibattuti ed in più tornate la BSA ha sottolineato come gran parte della pirateria nostrana prenda forma in ufficio a seguito di installazioni multiple per licenze che autorizzano soltanto singole postazioni. Tale condotta, oltre a non essere regolare, comporta anche gravi danni a livello economico e per l’intero indotto: «una riduzione del 10% nel tasso d’illegalità in 4 anni – oltre a ridurre i rischi legati alla sicurezza e alla privacy dei dati – potrebbe generare oltre 6.000 nuovi posti di lavoro, più di 700 milioni di euro di entrate per l’Erario e più di 2 miliardi di euro di ulteriore volume d’affari per il settore IT».
Per il 2009 la BSA segnala 135 azioni investigative nel nostro paese (condotte in modo particolare dalla Guardia di Finanza), software sequestrati per un controvalore di 5 milioni di euro, 100 responsabili denunciati e più di 7 milioni di euro di sanzioni amministrative. Il rapporto completo è disponibile sul sito BSA con tanto di dimostrazione sulle metodologie di condotta della ricerca.