È stato presentato oggi da Business Software Alliance (BSA) il 2011 BSA Global Software Piracy Study, il rapporto che traccia un’istantanea della situazione del mercato della pirateria software in Italia. Dallo studio si apprende che nel 2011 i software pirata in circolazione si attestavano al 48%, con una leggera flessione dell’1% rispetto all’anno prima ma non sufficiente a evitare che quasi la metà dei programmi utilizzati dagli utenti italiani è illegale.
Traducendo una simile percentuale in valore economico si nota come il valore commerciale del software pirata distribuito in Italia arrivi a 1.398 milioni di euro, ponendo il mercato italiano all’ottavo posto della classifica BSA dei paesi con più alto tasso di programmi piratati in circolazione, una posizione che sale addirittura al secondo posto se si considerano solamente i paesi dell’Europa Occidentale, con l’Italia che si piazza alle spalle della Grecia e si attesta alla pari di Cipro e Islanda.
La situazione evidenziata dal rapporto è stata descritta da Matteo Mille, il presidente di BSA Italia che ha sottolineato:
Se il 48% dei consumatori taccheggiasse i prodotti sugli scaffali dei negozi, questo sicuramente indurrebbe le istituzioni a intensificare la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine e ad appesantire le pene per i trasgressori della legge. Invece il nostro Paese si trova ancor oggi privo di una salda normativa per la tutela della proprietà intellettuale in Rete, laddove altre nazioni europee stanno già traendo positivi risultati da innovazioni regolamentari che noi da tempo chiediamo alle Istituzioni, insieme alle altre associazioni di categoria dei titolari di diritti d’autore.
Ha invece sottolineato i danni per l’economia del settore IT Robert Holleyman, presidente e CEO di BSA:
la pirateria del software continua a drenare risorse all’economia legale nel mondo intero, rallentando l’innovazione nel settore IT e danneggiando l’occupazione. Per questo i governi devono accelerare l’evoluzione normativa a tutela della proprietà intellettuale e intensificare l’impegno nell’enforcement, per garantire la certezza delle sanzioni a carico dei pirati.
Il mercato della pirateria software appare particolarmente fiorente nei mercati emergenti, mentre è meno diffuso in quelli maturi, a eccezione dell’Italia ovviamente. Il profilo dei pirati definito dal rapporto di Business Software Alliance vede protagonista un individuo giovane, di sesso maschile, con un discreto numero di decision maker che hanno dichiarato di aver fatto o di fare regolarmente uso di programmi pirata o di tecniche di underlicensing, un comportamento registrato con maggiore frequenza rispetto a quanto avviene in ambito privato.