«L’Associazione Italiana Internet Provider è sorpresa dalla diffusione a mezzo stampa della notizia delle indagini a carico di due fornitori di accesso alla rete Internet, tra cui un proprio associato, per favoreggiamento “per non aver inibito l’accesso alla piattaforma multimediale pirata BtJunkie”». Con un comunicato ufficiale l’associazione scende dunque in campo al fianco di NGI (coinvolto nella vicenda assieme a Fastweb) prendendo le difese del provider e levando gli scudi contro una questione che rischia di mettere in cattiva luce il ruolo e l’opera degli ISP in Italia.
Continua la comunicazione: «Risulta infatti ad AIIP che il proprio associato avesse invece dato immediata esecuzione all’ordinanza di inibizione dell’accesso a due “domini” e tre indirizzi IP emessa il 19 aprile u.s. dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari secondo le indicazioni operative ricevute dalla Guardia di Finanza di Cagliari dandone, come richiesto, conferma». L’AIIP sfida quindi a singolar tenzone la FIMI, la quale ha pubblicamente definito “innovativo” l’approccio giuridico adottato dalla Procura di Cagliari, considerando diffamatoria l’accusa per cui i servizi di telecomunicazione possano favorire l’illegalità online. Da vittime del P2P, insomma, gli ISP non vogliono passare come co-responsabili del fenomeno pirata, chiedendo pertanto maggior rispetto e maggior attenzione.
L’AIIP respinge pertanto con forza l’ipotesi di “favoreggiamento” della pirateria, ma la critica si estende anche su un terreno più ampio che include la tematica collaterale del ruolo AGCOM nella battaglia alla pirateria in Rete: «Come indicato nel corso della Consultazione Pubblica sulla tutela del Diritto di Autore sulle reti di comunicazione elettronica, AIIP ritiene invece essenziale garantire la tutela del diritto di autore contemperandola con il diritto di accesso ai contenuti digitali a condizioni eque e ragionevoli che consentano di remunerare gli effettivi titolari dei diritti fruiti».