La guerra esplosa attorno al portale BtJunkie vede salire la tensione per una vicenda che si fa giorno dopo giorno sempre più complessa. La guerra al tracker, infatti, sta tirando in ballo ogni elemento che consente agli italiani di aggirare il blocco per accedere comunque ai server del sito, cercando così di tagliare per quanto possibile le fonti di accesso al servizio operando tramite l’oscuramento dei canali principali utilizzati.
La prima mossa è stata quella dell’oscuramento del dominio. Alla luce della possibile mancata adozione del provvedimento da parte di due Internet Service Provider, inoltre, si è giunti alla denuncia di Fastweb ed NGI per favoreggiamento della pirateria (con tanto di accuse respinte dall’AIIP). La terza tappa tira ora in ballo proxyitalia.com, oscurato in giornata dalla Guardia di Finanza. Secondo quanto indicato dall’ANSA, il sito è stato creato in Canada ed allocato in Germania: «consentiva l’accesso dall’Italia al portale multimediale pirata “btjunkie”, uno dei più grandi supermercati mondiali del falso multimediale. L’operazione è stata effettuata in attuazione di un provvedimento emesso in via d’urgenza dal sostituto procuratore Giangiacomo Pilia. Le Fiamme Gialle hanno scoperto che la registrazione del dominio “proxyitalia.com/btjunkie.org” era avvenuta in risposta ad un altro provvedimento della magistratura cagliaritana che dallo scorso aprile aveva vietato l’accesso al sito pirata e indagato due internet provider, Fastweb e Ngi, per favoreggiamento per non aver bloccato tutti gli accessi a “btjunkie”».
Quella che è nata come una questione legale rischia di affogare ora in una questione tecnica: le autorità possono realmente pensare di fermare tutti gli infiniti strumenti esistenti per l’aggiramento di un blocco imposto a livello di dominio? La via praticata è realmente una soluzione o piuttosto aggiunge un problema ad un altro, creando così un polverone legale nel quale il dibattito va a perdersi?
A margine di quanto accaduto occorre infatti ricordare come l’accesso ai portali oscurati sia estremamente semplice nonostante lo sforzo delle Fiamme Gialle e tutto ciò per l’esistenza di strumenti comuni di facile adozione che gran parte dell’utenza conosce. Il rischio è quello di tentare di svuotare il mare con un cucchiaio: denunce, domini oscurati e provvedimenti della Procura finiscono insomma vanificati da un semplice DNS cambiato, mandando in fumo gli sforzi profusi e svuotando in buona parte di significato la lotta contro il portale nel mirino.