In circa tre mesi è stato prima bloccato l’accesso al sito, poi sono stati denunciati i provider Fastweb e NGI, e infine la Procura di Cagliari ha chiesto e ottenuto la chiusura di un noto proxy italiano. Questi sono i passi compiuti per ostacolare la diffusione della pirateria attraverso il motore di ricerca BTjunkie. Il risultato? Il sito è di nuovo online, grazie all’aiuto di Google.
I gestori del sito proxyitalia.com, invece di ospitare il proxy sul proprio dominio e sui propri server, hanno scelto un servizio che Google offre gratuitamente, ovvero la creazione di un server proxy con Google App Engine. In questo modo, gli utenti italiani potranno nuovamente accedere a uno dei più grandi motori di ricerca di file torrent.
Il gestore di BTjunkie ha dichiarato che l’Italia non può limitare la libertà digitale in Rete e per questo motivo ha deciso di dare una lezione alla polizia italiana, per dimostrare l’inutilità delle sue azioni. Gli utenti registrati riceveranno una email con l’indicazione del nuovo indirizzo IP. Inoltre, è stato attivato uno strumento di notifica per comunicare eventuali nuovi tentativi di censura.
Quello che preoccupa però non è tanto il fatto di aver impedito l’accesso ad un sito pirata, ma le modalità con cui è stata messo in pratica il blocco. Il rischio è che un sistema simile possa essere utilizzato per censurare anche siti legittimi. A questo punto, la Procura di Cagliari ha perso la sua “guerra” contro BTjunkie perché sarà quasi impossibile bloccare gli indirizzi IP di Google.