Il problema è che si vuol vedere dell’incredibile anche dietro all’incredibile. Non è abbastanza “notizia” il fatto che Vasco Rossi abbia tenuto un concerto con oltre 200 mila persone, ma c’è bisogno anche di sapere che sono state smarrite centinaia di chiavi, portafogli, reggiseni, sex toys e statuine di Padre Pio. C’è bisogno di una cosa più incredibile dell’incredibile per scatenare la condivisione. Finché l’incredibile arriva addirittura sui giornali, dove la minima verifica è un optional e dove il giorno dopo è corsa a cancellare le pagine per coprire le vergogne con una foglia di fico su cui c’è scritto “404”.
Perché questo è successo. La bufala ha preso piede nelle ore successive al grande concerto di Vasco Rossi a Modena, nelle ore in cui su tutte le tv scorrevano le immagini dei trattori impegnati nella pulizia della spianata di fronte all’immenso palcoscenico. Il messaggio elencava cifre assurde di oggetti smarriti, facendo leva sulla forza dei grandi numeri e sull’assurdità degli oggetti stessi: 111 smartphone, 3 tablet, 1200 mazzi di chiavi, e poi ancora carte di credito, felpe, scarpe, reggiseni, materassini, occhiali, preservativi, un Rolex e altro ancora. La verità è che quanto trovato al Modena Park sono invece esclusivamente oltre 100 tonnellate di rifiuti: cartacce, bottigliette, stracci. La bufala, insomma, è solo spazzatura.
Eppure la bufala ha preso piede proprio perché aveva dell’incredibile. Aveva l’ingrediente segreto, quello che sa toccare il cuore e scatenare il “condividi”. Grazie a questo ingrediente la bufala ha bypassato anche i controlli di alcune testate giornalistiche, le quali hanno pubblicato senza la minima verifica e il minimo senso critico: la bufala è così diventata notizia perché, si sa, quando pubblicata da un giornale assume le parvenze della Verità. Per buona pace della grande editoria, del Giornalismo, dei discorsi sulle fake news e di tanti ideali messi quotidianamente da parte.
Non serviva la Verità, né la Concretezza, né l’Utilità: l’Incredibile è sufficiente, perché aggira la logica e si fa suadente con i nostri aspetti più emotivi. Sa parlare alla pancia come la più becera delle notizie, sfruttando quegli stessi meccanismi su cui le più grandi bufale circolano di “bocca” in “bocca” sui social network. Incredibile, condividi: due concetti legati dall’istinto e circondati da punti esclamativi.
Update: alla nostra disamina è utile aggiungere il fact-checking pubblicato in contemporanea con noi da Datamediahub: «a lanciare la notizia è stato Il Messaggero che pare, secondo quanto è possibile ricostruire, abbia preso l’informazione da Molinella Notizie, testata iperlocale […]. Nel frattempo alcune delle principali testate nazionali, alcune citando come fonte Il Messaggero, altre proponendola come notizia propria hanno ripreso quanto diffuso dal quotidiano romano. Tra questi i principali sono stati: Il Giornale, Libero, Il Fatto Quotidiano e TgCom24».
La forza dell’incredibile
Perché l’incredibile vende, l’incredibile attira click, l’incredibile entusiasma, l’incredibile fa “engagement”, l’incredibile genera coinvolgimento. Tutto e subito, facile e petaloso, per piogge di like e abbuffate di share. Il giorno dopo i giornali che hanno abboccato si son limitati a cancellare la pagina, così che al click sulle condivisioni si manifestasse un ignoto “404 – Pagina non trovata” invece che una ammissione di colpa con la coda tra le gambe. L’incredibile ha venduto e questo contava: poi è sufficiente nascondersi, come un truffatore qualsiasi, aspettando la prossima occasione.
“Incredibile”, però, significa in realtà “non credibile”. Il consiglio ai lettori (ai cittadini, alle persone, a noi tutti) è di interpretarlo con proattività come un “da non credere”: un minimo di senso critico ci toglierà forse tanto stupore dal volto, ma ci farà apprezzare molto di più l’incredibile normalità della bellezza che ci circonda nella quotidianità.
Non sarebbe incredibile tutto ciò?