Piomba su Microsoft un’accusa decisamente pesante nell’ambito della causa pendente con il gruppo Burst.com: distruzione di prove molto importanti sul caso, prove costituite da e-mail, prove la cui conservazione era stata raccomandata proprio nel contesto del processo a Microsoft.
La vicenda legale sorta tra i due gruppi è relativa a problemi di proprietà intellettuale ed antitrust. Le prove del misfatto sarebbero state contenute all’interno di alcune mail cruciali delle quali ora Burst.com denuncia la scomparsa. La distruzione sarebbe provata da una mail con cui il responsabile Microsoft Jim Allchin imponeva già nel 2000 la distruzione delle mail dopo 30 giorni.
Ora il portavoce Drake nega che la regola sia estesa a tutte le mail (quelle coinvolte in processi legali sarebbero fuori da una regola che Allchin descrive come una «policy aziendale»), ma nel contempo i legali dell’accusa fanno pressione indicando le mail come di fondamentale importanza ai fini del processo. Microsoft nel frattempo controbatte ricordando come la conservazione delle mail aziendali non è certo una pratica obbligatoria e, anzi, una pulizia cadenzata delle caselle di posta è pratica salutare per le strutture del gruppo.
La situazione emersa va inquadrata nell’ambito di una causa ormai vecchia di 2 anni nella quale le parti si muovono per perseguire le proprie strategie. La verità sulle mail contestate emergerà presumibilmente all’interno delle aule di tribunale e fuori dai semplici supporti giornalistici.