Una nuova denuncia pende sul capo di Google. Proviene dalla piccola buySAFE ed ha le tutte le caratteristiche di una questione destinata a far discutere poiché tira in ballo non soltanto una semplice questione di brevetti, ma anche un nervo scoperto dell’apertura concorrenziale del gruppo di Mountain View.
BuySAFE nello specifico contesta a Google la funzione messa a punto tramite il servizio Google Trusted Stores. Quel che Google è andato a replicare, infatti, è il principio su cui si basa l’intero business buySAFE: la certificazione dei negozi online sulla base delle precedenti esperienze degli acquirenti. BuySAFE ritiene che l’operato Google vada a violare i brevetti sul sistema e per questo motivo ha depositato la propria denuncia includendovi una ulteriore aggravante: Google avrebbe misurato il timing del proprio annuncio al fine specifico di frenare la raccolta fondi di buySAFE ed impedire così al gruppo “rivale” di nutrire adeguatamente la propria crescita.
Tra le parti vi sarebbero state in passato alcune abbozzate trattative, senza mai giungere però ad alcun accordo. Google avrebbe così deciso di mettere alle strette buySAFE replicandone il servizio e l’approdo in tribunale è soltanto la logica conseguenza di tutto ciò. Ma un aspetto apparentemente secondario rischia di farsi protagonista all’interno della denuncia.
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Secondo buySAFE, infatti, Google avrebbe posto in essere due ulteriori iniziative: in primis, i negozi dotati di certificazione Trusted Stores compaiono ai primi posti sui risultati nel motore e la cosa offre a questi ultimi un indubbio vantaggio concorrenziale; in secondo luogo, ai negozi è stata imposta una scelta univoca di certificazione: o Google Trusted Stores o buySAFE, ma non entrambi. Giocoforza, insomma, la discriminante della posizione di vantaggio sul motore di ricerca diventa fondamentale nella scelta e così facendo Google andrebbe a sfruttare la propria posizione nel mondo della ricerca online per estendere il vantaggio su mercati ulteriori.
Dalla violazione di brevetto, insomma, si passa alla violazione delle normative antitrust. Il che, in un momento nel quale Google è sotto osservazione dalle Authority di tutto il mondo, non può che scottare.