L’Italia, da tempo considerata terreno assai fertile per la proliferazione del software piratato, una volta tanto mostra un segnale in controtendenza, presentando per quanto riguarda il 2008 una leggera contrazione del fenomeno legato alla pirateria software rispetto all’anno precedente, quantificabile in un misero, seppur concreto, punto percentuale. In compenso, le perdite inflitte al settore informatico risultano decisamente più pesanti rispetto al passato, con un aumento di ben 7 punti percentuali. È quanto emerge dal sesto rapporto ‘Global Software Piracy Study’ realizzato a livello globale dalla società di ricerca IDC, su commissione di Business Software Alliance (BSA), l’associazione che rappresenta i più importanti produttori di software in tutto il mondo.
Le perdite nel settore informatico dovute al fenomeno della pirateria hanno così raggiunto quota 1.361 milioni di euro nel 2008, contro i 1.277 milioni del 2007, nonostante il tasso di pirateria nel nostro paese sia oggi stimato al 48% e quindi in calo rispetto al picco massimo del 53% registrato nel corso degli anni precedenti. Secondo quanto affermato da Luca Marinelli, presidente del comitato di BSA in Italia, «la dimensione delle perdite che subisce il settore evidenzia quanta strada rimanga ancora da percorrere per poter dire che l’Italia sia un ambiente digitale legale e trasparente».
Da una analisi più globale del fenomeno, si evidenzia come dei 110 paesi oggetto della ricerca, circa la metà abbiano sperimentato nel corso del 2008 una riduzione della percentuale di pirateria, mentre solamente un 15% di essi abbia assistito ad un aumento. Il tasso globale di pirateria software è però passato da un 38% del 2007 ad un 41% e ciò a causa di una aumento delle vendite di computer nei paesi dove il fenomeno è particolarmente esteso, quali India e Cina. Tra le forze in gioco, entra in campo anche la crisi economica, in grado di giocare oggi un ruolo non trascurabile sul fenomeno della pirateria. I consumatori tendono a posticipare il più possibile l’acquisto di nuovi computer, preferendo tenere con sé il più possibile macchine anche decisamente datate; secondo i responsabili della ricerca, gli utenti installerebbero con più facilità software privo di licenza proprio all’interno dei computer più vecchi.
Tra i paesi a più alto tasso di pirateria spicca la Grecia (57%), seguita da Cipro (50%). L’Italia si trova in terza posizione seguita dall’Islanda con il 46%. Il paese più virtuoso risulta essere Lussemburgo (21%), seguito da Austria (24%), Belgio, Svezia e Svizzera. La Russia si distingue invece per i progressi compiuti nel corso degli ultimi anni, con una diminuzione del 19% del tasso nel corso degli ultimi sei anni.