Corrado Calabrò, Presidente dell’authority per le telecomunicazioni, coglie il momento per far capire come le intenzioni per agire ci siano tutte. Le dichiarazioni provenienti dall’AGCOM, infatti, giungono nei giorni in cui dall’UE si torna a spingere per lo sviluppo delle reti a banda larga con un documento che non colpisce direttamente l’Italia, ma che rende quantomeno evidente lo stato di difficoltà del settore nel nostro paese.
Le parole di Corrado Calabrò suonano come una solerte promessa dal momento in cui sono state pronunciate al cospesso di Viviane Reding, colei la quale garantisce per l’UE sull’impegno dei paesi membri in merito: «non credo che possiamo attendere la nuova direttiva per fare progressi in questo campo […] Siamo convinti che la separazione funzionale, date le caratteristiche del mercato italiano, possa essere la soluzione vincente per tutte le parti, come è stato nel caso del Regno Unito» (fonte Reuters). Nel Regno Unito oggi la banda larga raggiunge la quasi totalità dei cittadini, mentre in Italia è ferma sotto il 90%.
Continua quindi Calabrò: «abbiamo cominciato una serrata discussione con Telecom Italia, siamo pronti a procedere lungo questa strada […] Sono fiducioso che il Parlamento possa presto approvare la legislazione che attribuisce all’Agcom i poteri per applicare la separazione funzionale. Spero entro fine anno». Il parere favorevole degli organismi istituzionali dovrebbe giungere con la votazione al disegno di legge firmato da Bersani, dunque oltre agli ostacoli formali e finanziari (Telecom Italia è ancora al centro della questione dalla quale ne uscirà una proprietà pesantemente riorganizzata) v’è anche lo scoglio politico ad intromettersi sulla strada dell’auspicata separazione funzionale.
«Voglio riconoscere l’approccio positivo dell’Agcom nell’affrontare la parità di trattamento nei mercati all’ingrosso e il suo significativo contributo al dibattito sulla separazione funzionale, che ha portato alla recente posizione comune dell’Erg (European regulator group)»: sono queste le parole di approvazione di Viviane Reding, la quale interviene così in prima persona smentendo in qualche modo il precedente atteggiamento dell’UE in materia: in tempi non sospetti la Commissione Europea rigettò infatti le richieste ADD spiegando che il problema TI andava discusso in Italia e non in Europa. Ora che il problema è diventato europeo, però, una soluzione sembra quantomeno all’orizzonte.