In tv lo chiamano “tormentone“. Sul Web lo chiamiamo “video virale“. Gli ingredienti sono gli stessi: la ripetitività, la pervasività, l’ossessionante onnipresenza. “Ragazze ad Ostia” è tutto ciò: uno sketch ottimale per le radio, un tormentone ideale per le tv ed un video virale perfetto per il web. Tutto ciò partendo da un filmato di SkyTg24 (il quale, se avesse imposto il veto per problemi di copyright, non avrebbe probabilmente ottenuto tutto il successo che ha invece raccolto in queste ore), una semplice intervista sul litorale di Ostia. L’esplosione del fenomeno è istantanea.
Eccola la viralità: una risata, la capacità di prendersi in giro, la semplicità estrema. Fior di aziende scomodano pubblicitari di tutto il mondo per cercare questo effetto, ma la scintilla esplode poche volte. In questo caso due ragazze con la parlata tipica romanesca, le quali sfidano il microfono con gestualità, accento ed espressioni del tutto anti-televisive. Il non-adattamento delle due ragazze della spiaggia di Ostia è fonte di una risata spontanea che parte dalla “doccetta là”, cresce con il Calippo e finisce nella “bira”.
Ammettiamo di averci pensato un po’ prima di trattare l’argomento, perchè è un po’ un allinearsi populisticamente al “tormentone” alimentandone il nulla intrinseco che lo sostiene. Però non ci si poteva esimere: questo video, assieme a molti altri, entra direttamente nel corollario di tasselli con cui la rete sta costruendo la propria “audience” nel nostro paese. Girarci attorno facendo finta di nulla non sarebbe cosa buona e giusta.
In quel video, del resto, c’è tanto. tantissimo. Nel medium che si fa messaggio c’è un microfono che mette di spalle l’intervistatore e lo sfondo contestuale dell’Italia sulla spiaggia, quell’Italia tutta “Calippo” e ombrelloni che è parte integrante dell’immagine dell’Italia nel mondo. La sabbia è quella di Ostia, il simbolo primo della fuga al mare non appena possibile. E YouTube è il veicolo che ha trasformato le due ragazze in un simbolo in grado di scatenare una risata collettiva. E questo è importante perchè in passato era questa una peculiarità della televisione: raccogliere la semplice risata della strada e trasformarla in rito sociale era ciò che univa attorno alla scatola parlante e la trasformava nell’interlocutore unico, nel medium predefinito.
L’intervista delle “ragazze ad Ostia” è nata in tv, ma vi sarebbe rimasta confinata se YouTube non avesse offerto l’opportunità del rilancio. Gli autori del video caricato hanno aggiunto i sottotitoli e la magia è fatta: l’intervista è diventata un tam-tam fatto di commenti ed embed, link inviati e passaparola in ufficio (“oh, l’hai visto quel video che… cercalo su YouTube!”).
E così, in quella domenica del 18 Luglio, l’Italia della spiaggia è diventata l’occasione per portare occhi e attenzione sul Web. Chissà se quelle due ragazze sono su Facebook, chissà se hanno un blog, chissà se saranno più contente o più imbarazzate per quanto successo. Quel che è certo è che per loro si aprono le strade della radio e della tv, i media che d’ora in poi non potranno che spremere al massimo l’invenzione che il Web ha offerto loro: due nuovi personaggi, creati gratis, da riciclare come maschere per nuovi sketch di fronte alle telecamere. Il Web, da parte sua, può esultare: ha creato una nuova coppia di personaggi ed ha saputo imporsi ancora una volta come movimento e trama collettivi. In tal senso la tv perde giorno dopo giorno la propria priorità, la propria centralità e le peculiarità che l’hanno resa simbolo primo per la generazione di quell’Italia in bianco e nero che, caricata la Bianchina con mille bagagli, affrontava l’Italia da Nord a Sud per tornare sulle proprie amate spiaggie. Ostia compresa.