Secondo una ricerca di Gartner, la realtà aumentata nei prossimi cinque anni avrà un valore mondiale di 120 miliardi di dollari. Ci stanno investendo il settore dei giochi, quello dei social e anche l’automotive, ma c’è un settore che molti pensano potrebbe davvero cambiare in meglio il commercio elettronico: lo shopping nei negozi. Anche per questo una startup italiana, Xoonia, che da tempo lavora sulla virtualità, è stata premiata allo Smau di Firenze: il suo progetto di virtual dressroom, il camerino virtuale, è un possibile scenario, già molto vicino.
Una donna acquirente di store online ha l’abitudine di visitare durante il giorno i suoi siti preferiti dove guarda le ultime proposte e le collezioni: scarpe, abiti e accessori che generalmente mettono a dura prova la sua carta di credito, ma soprattutto la pazienza di immaginare come le starebbero. Le piacciono abiti di poche case, potrebbe andarci anche fisicamente, in città, solo che l’acquisto online è comodo, come anche i resi; inoltre sul web tutta la collezione è a disposizione mentre nei negozi non sempre. Peccato non poterli provare: per questo ha l’insana abitudine di acquistare due taglie dello stesso vestito e poi restituire quella sbagliata. Tanto a lei non costa nulla.
All’azienda invece sì, ma la politica dei resi è una grande attrattiva per chi fa eCommerce, un costo da considerare già in partenza: se tutto va bene sarà assorbito dai volumi di vendite e dai margini di guadagno. Anche l’azienda però vorrebbe diminuire i resi e magari valorizzare i suoi negozi oltre che il sito internet, perché quelli del marketing e i manager vecchia scuola lo odiano anche se non lo possono dire ad alta voce per non apparire dei dinosauri.
Una possibile soluzione è lo specchio a realtà aumentata che Xoonia, una società milanese di cui Webnews ha già parlato l’anno scorso, sta presentando in vari pitch in giro per il paese e all’estero. Il suo amministratore, Paolo Salina, che ha lavorato in passato per società digitali che incrementano eCommerce, è convinto si tratti di un’idea in grado di accontentare tutti: clienti, negozi e commercio elettronico. Come funziona?
A SMAU Firenze @xoonia1 ha vinto il premio per l'innovazione, ci vediamo allo SMAU ad ottobre! pic.twitter.com/zItu1XNSBX
— xoonia (@xoonia1) July 16, 2015
Nel camerino virtuale (pdf) la persona sta di fronte a un display che ha la stessa funzione iniziale di un normale specchio. Il software di virtualizzazione, ottenuto con una camera invisibile dietro lo specchio, ottiene automaticamente le misure del corpo. Dopodiché appaiono degli strumenti gestuali coi quali il cliente può scegliere i vestiti che appaiono sullo specchio, trascinandoli sulla propria immagine. Il software applica l’elemento selezionato sul cliente allo specchio, che così “prova” il vestito per valutarlo e decidere se gli piace.
La prima domanda che ci si potrebbe porre è: per quale ragione si dovrebbe fare tanta fatica tecnologica quando si è in un negozio? Qui entrano in gioco diversi fattori che insieme creano un business tutto nuovo basato sulla possibilità di provare vestiti che la marca di abiti produce ma il negozio non ha in magazzino, e sulla possibilità di provare gli abiti presenti sulla propria wishlist, loggandosi tramite lo specchio virtuale. E infine la possibilità di ordinare il vestito online, usando il camerino virtuale come commodity dell’azienda per i suoi clienti. È quello che oggi si chiama Omnichannel, la terra promessa del commercio elettronico.
Salina: con la tecnologia lo shop è 2.0
I negozi tradizionali subiscono la concorrenza e la cannibalizzazione dell’online, e quindi le performance del punto vendita tendono a diminuire. La via che stanno seguendo i retailers (non solo di moda) che vogliono valorizzare i loro punti vendita è quella di rinnovarli digitalmente fino allo shop 2.0. Tanta tecnologia in modo da far fare un’esperienza di shopping molto accattivante. E tutte le informazioni a cui si può accedere online?
Nell’offline ora non le hai, ma potrai averle e in più, sempre attraverso la tecnologia, potrai avere stimoli anche più interessanti; nascono tecnologie che ti riconoscono e ti danno un trattamento personalizzato, negozi in cui hai meno merce esposta realmente e più merce esposta virtualmente riducendo i costi operativi e di magazzino. Alla fine online e offline dovrebbero essere complementari.
E si possono usare i dati prodotti nei due ambienti diversi? Le opzioni online, la prova virtuale e l’acquisto?
In questo modo si raccolgono molti dati importanti per capire quali articoli sono piaciuti di più e questo può aiutare molto nel decidere gli acquisti per quel punto vendita se non addirittura la produzione di abiti prima che esauriscano le scorte.
Non sembri troppo futuribile: in un laboratorio in Svizzera – dove si spinge molto sulla tecnologia per la pubblicità e le vendite – si stanno testando manichini in grado di fare audience recognition, cioè individuare quanto una persona davanti una vetrina insiste con lo sguardo verso un abito oppure l’altro e segnalarlo al negoziante e al server. L’azienda userà i dati per migliorare le vetrine, mentre il negozio eventualmente potrà spedire un’offerta speciale al potenziale acquirente se accetterà di essere profilato anche con il riconoscimento facciale.
Entrare in un negozio, o anche solo starci davanti non sarà più un’esperienza offline.