Negli Stati Uniti il rialzo dei prezzi del petrolio ed altri problemi stanno causando grossi danni ai circa 3,4 milioni di camionisti, che da tempo hanno iniziato una protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica.
A differenza della nostrana usanza di bloccare tutto a tutti, violando peraltro vari diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini, in America è molto diffuso l’uso di internet per generare buzz e coinvolgere i cittadini.
Basti pensare al recente sciopero, durato diversi mesi, degli sceneggiatori che hanno saputo creare una campagna di informazione circa i loro problemi online e con molta fantasia, ottenendo il supporto quasi unanime della popolazione.
Ora tocca ai camionisti che, oltre ad incrociare le braccia (ma senza bloccare nessun casello, anche perchè in USA la gran parte delle autostrade sono gratis) hanno creato gruppi di azione su Facebook, MySpace ed aggregano i propri contenuti su Digg.
La cosa che colpisce è, ovviamente, il fatto che nonostante la loro professione “itinerante” riescono ad aggiornare quotidianamente la cittadinanza sulle loro iniziative, segno che l’uso delle nuove tecnologie è pervasivo. Il sistema ha pagato perchè sono migliaia le voci di sostegno alla categoria, che si levano dal web e non solo.
Da questa piccola storia che viene da lontano due sono gli elementi che meritano di essere notati. Da un lato la civiltà della protesta, che per quanto lecita non deve mai perdere di vista le posizioni e i diritti altrui (che deve rispettare), dall’altro l’uso consapevole delle nuove tecnologie e delle dinamiche virali della rete per diffondere messaggi sociali.