Le aziende medie e grandi sono sempre più attente ad intercettare startup, portatrici per loro natura di tecnologia e innovazione per rispondere alle proprie esigenze di processo e di prodotto. Si chiama innovazione aperta, Open Innovation, ovvero il processo delle aziende che domandano tecnologia e innovazione sviluppata dalle startup. Un’azienda che fa Open Innovation aumenta il proprio livello di innovazione, permette di emergere ai talenti (soffocati da un’organizzazione spesso troppo complessa), consente nuovi modelli di business, permette all’azienda stessa di posizionarsi meglio sul mercato, di avere molto più appealing, di rendere più efficienti i processi operativi e di appiattire le gerarchie.
Di Open Innovation e di come le corporate possano crescere, innovare e sopravvivere grazie alle startup ha parlato Giovanni Tufani, cofounder di Seedble e innovation advisor, nel corso di “A bold innovation“, il suo intervento al Campus Party Italia 2019. “Mi occupo di strategia, innovazione digitale e processi aziendali. Seguo progetti di Open Innovation e accelerazione di business facilitando la trasformazione digitale e la revisione dei modelli di business“, ha spiegato Tufani.
Startup e l’offerta di innovazione
Seedble è un business accelerator, attivo da 5 anni, “seminiamo innovazione. Creiamo l’organizzazione del futuro. Siamo in Italia, Olanda e Svizzera. Lavoriamo con un network di professionisti internazionale. Acceleriamo la crescita e l’evoluzione delle organizzazioni dal punto di vista strategico, organizzativo e digitale, per renderle innovative, sostenibili economicamente e agili nel tempo“. La mission? Matchare la domanda e l’offerta di innovazione. In particolare, mettere in connessione le aziende, quelle più strutturate, le corporate, con le startup, che sono sempre aziende, ma in una fase iniziale del loro percorso.
La disruption ovvero lo tsunami digitale
Il punto di partenza dell’analisi di Tufani ruota attorno alla differenza tra innovazione e disruption, tra fare una cosa un po’ meglio e il processo che non solo migliora prodotti e servizi ma rende obsoleto anche quello che c’è. Il passo successivo si concentra sul ruolo sempre più da protagonista dei dati. “Sono il nuovo petrolio, la nuova ricchezza“. Dunque, disruption, dati e quindi Intelligenza Artificiale, tecnologie immersive, robotica. Più o meno uno tsunami tecnologico. “Le cose stanno andando veloci e non ce ne rendiamo neanche conto. Tecnologie che si usano da una vita sono diventate obsolete. Questo per le aziende vuol dire estinzione o sopravvivenza. Per le imprese non c’è più nessuna rendita di posizione“.
Come sopravvivere
Per Tufani “Digital Transformation e Open innovation si fondono in un unico obiettivo: essere pronti allo tsunami del cambiamento. O siamo noi i primi a essere innovatori o rischiamo di essere soverchiati“. Dunque l’Open Innovation è una delle possibilità di “sopravvivere evolvendo“.
L’innovazione nelle aziende
Prima dello tsunami tecnologico le corporate innovavano i loro processi all’interno, con progetti cresciuti nei reparti di ricerca e sviluppo. L’Innovazione Aperta cambia tutto. “Per Open innovation si intende un processo di innovazione distribuita“, dove per “distribuita” si intende “proveniente dal mondo circostante le aziende“. Nell’Open Innovation le idee vengono “dall’esterno, dalle startup, dai venture capital, dagli incubatori“.
Perché le startup sono fonti di innovazione
Per Tufani, in tutto il mondo le startup sono fonte di innovazione per le aziende, perché le startup progettano out of box: sono portatrici di idee disruptive e di nuovi modelli. “Pensare oltre al proprio perimetro aziendale vuol dire attrarre talenti“.
I canali di Open Innovation
Già, ma le aziende come possono mettere insieme iniziative di Open Innovation? Grazie a strumenti come partnership, call for ideas, contest per innovare, hackathon, innovation lab, crowdsourcing, innovation center, startup factory. Per Tufani “affidarsi a realtà giuridicamente diverse, nate come entità separate, è un modo per dare un boost all’innovazione“.