Startup Geeks è un progetto editoriale nato a settembre 2018 che ha l’obiettivo di raccontare l’ecosistema delle startup italiane, partendo dalle storie dei founder. A guidare la compagnia ci sono Alessio Boceda e Giulia D’Amato, 28 e 29 anni, che hanno presentato a Campus Party Italia 2019, Falliamo a voce alta, un progetto di Startup Geeks che permette, non solo ai founder ma anche agli altri membri del team di startup fallite, di raccontare in modo anonimo la propria esperienza, contribuendo così all’educazione sul tema.
Un nuovo approfondimento, dopo Le startup italiane per viaggiare e muoversi in città, Le 50 startup italiane più interessanti dove lavorare in ambito Digital e Tech, e le interviste ai founder.
Che cos’è Startup Geeks
Startup Geeks vuole “rendere il mondo delle startup italiane conosciuto, attrattivo e connesso. Attraverso interviste ai fondatori di startup e la creazione di ebook sulle startup italiane verticali in determinati settori. Vogliamo far scoprire le startup ai giovani e renderle più attrattive sotto il profilo del lavoro” hanno spiegato i co-founder.
Perché i founder
Alessio e Giulia hanno concentrato la loro attenzione sui founder perché, e questo lo ha spiegato in particolare Giulia, “ci occupiamo di startup early stage, contesti in cui spesso il team è molto piccolo. I founder – ha sottolineato – sono quelli che hanno avuto l’idea ma anche quelli che hanno provato a portarla avanti, hanno trovato gli investitori, hanno fallito, e hanno pivotato“. Insomma, in una startup il founder è un po’ l’anima del progetto e quindi anche il responsabile se le cose non funzionano. Deve essere in grado, dicono all’unisono, “di stare sul mercato. Deve essere flessibile. Deve capire che il suo business model potrebbe cambiare“.
Quando le cose non funzionano
L’analisi di Startup Geeks, per quanto ancora in divenire, ha permesso già di mettere in evidenza alcune ricorrenze. Soprattutto in termini di fallimenti. “In base a quello che risulta dalla nostra survey (per ora abbiamo un piccolo campione di 30 risposte, contiamo di averne 100 per la fine dell’anno), gli errori più frequenti sono legati al team e al modello di business“. Inoltre, ha aggiunto Alessio, “la maggior parte delle startup non conosce il diretto competitor“.