Il Canada si avvia verso la definizione del “Copyright Act”, la normativa pensata per rispondere alle minacce del P2P all’industria audiovisiva. Negli ultimi giorni, sta facendo particolarmente discutere una proposta di Charlie Angus, membro del New Democratic Party, il quale vorrebbe introdurre una “iPod Tax” in grado di ricompensare gli introiti persi derivanti dall’utilizzo dei network di filesharing.
La tassa, del valore di circa 75 dollari, verrebbe applicata a qualsiasi riproduttore MP3, indipendentemente dalla società produttrice, e andrebbe a coprire quell’area che, in Italia, è conosciuta come “equo compenso”. In questo modo, i legislatori sperano di poter recuperare i guadagni mancati imponendo un obolo sugli utenti.
La proposta di Angus, tuttavia, non si ferma solo alla discutibile “iPod Tax”. Il politico, infatti, ha sottolineato come vi siano delle zone grigie, dove la normativa attuale ha fallito. L’utilizzo di sistemi DRM e le cause legali contro gli utenti, infatti, non hanno sortito alcun effetto deterrente nei confronti dello scambio illecito. Per questo, è stata promossa la mozione del “Fair Dealing“, ovvero una garanzia d’uso legale e gratuito di materiali coperti da copyright, sottostando a precise condizioni, purché senza scopi di lucro. Angus ha così commentato la mozione:
I lucchetti digitali e le cause contro i fan non impediranno agli utenti di copiare musica da un formato all’altro. L’imposta è una soluzione che funziona. Migliorandola, potremo assicurare che gli artisti vengano pagati per il loro lavoro e che gli utenti non vengano criminalizzati per la copia legale da un formato all’altro.
Nonostante una certa apertura nei confronti degli utenti, in particolare con il “Fair Dealing”, i consumatori non sembrano aver apprezzato l’obolo da 75 dollari che, inevitabilmente, andrà a incrementare il prezzo dei riproduttori digitali.