CanonRumors negli scorsi giorni ha riportato la possibilità dell’arrivo di una Canon EOS Ra, dedicata all’astrofotografia. La fonte allude all’apparizione di questo modello nella roadmap del 2020, che se venisse annunciato si porrebbe sulla scia di altre due fotocamere “storiche”.
Due, infatti, sono state le reflex Canon dedicate all’astrofotografia: una, celeberrima, prima in assoluto nel suo genere, è la 20Da. L’altra invece è stata realizzata sulla base della 60D. Quali erano, però, le differenze tra questi modelli e le corrispettive versioni “standard”?
Concentriamoci sulla 20Da. Prodotta fino al 2007, mantiene lo stesso corpo macchina e lo stesso sensore APSC da 8,2 megapixel della 20D. Nulla di diverso, eccezion fatta per la presenza di una forma primitiva di live view e per un filtro più “permissivo” sul CMOS: invece del classico taglia infrarosso, che ha il compito di eliminare quelle lunghezze d’onda che non fanno parte del nostro spettro visivo ma che potrebbero alterare la fedeltà cromatica in fotografia, vi è stato posto un filtro che lascia passare una banda più ampia. Questo perché quando si tratta di astrofotografia e colori si entra in una questione piuttosto complessa: se si parla di cielo profondo, ossia oggetti come galassie, nebulose o ammassi globulari, la percezione visiva dell’occhio umano non riesce a risolvere i colori.
Questo fattore fa sì che non ci sia un termine di paragone empirico per avere una fotografia “fedele”: quei bellissimi colori che vediamo negli scatti delle nebulose (e della Via Lattea), infatti, sono risolvibili solo in fotografia, mentre l’osservazione visuale ci restituirà gli stessi oggetti… monocromatici. Non ha senso, dunque, limitare la banda di ripresa in astrofotografia: anzi, la cosa può essere contro producente perché numerosi oggetti del cielo emettono forti quantità di luce proprio in bande che non appartengono al nostro spettro visivo, come quello che si definisce H-Alpha (circa sui 656nm). Una fotocamera “preparata” con un filtro che permetta a questa lunghezza d’onda di arrivare indisturbata al sensore, consentirà di accorciare i tempi di esposizione e di risolvere dettagli e tonalità invisibili ad una fotocamera “normale”.
Insomma, lo stesso principio dovrà valere per l EOS Ra, la prima astrocamera nella tradizione Canon, oltretutto, ad essere full frame e, molti astrofotografi ringrazieranno (per via del tiraggio più corto che risolve non pochi problemi a chi usa telescopi), mirrorless. Sembra, infine, che essa sia stata già menzionata in un libretto di istruzioni rilasciato dal produttore stesso.