Per l’amministratore delegato del Gruppo RAI, Carlo Fuortes, il canone attuale è incongruo rispetto ai grandi impegni dell’azienda e al suo ammontare in confronto con la media europeo. Un concetto ribadito proprio in questi giorni, dopo averlo espresso la scorsa estate durante il suo intervento davanti alla Commissione di vigilanza della RAI, quando formulò addirittura alcune proposte per aumentare i guadagni, compresa quella di allargare l’obbligo di pagamento anche a chi non possiede una TV ma utilizza smartphone e tablet.
Aumenti in vista per il canone RAI?
Il canone RAI è un balzello poco amato nel Bel Paese. I motivi sono molteplici, ma in linea di massima si dice che tra le ragioni principali ci sia astio perché a fronte dei costi di mantenimento di tutto l’impianto, non è che l’offerta a livello di contenuti sia entusiasmante, tra show di poco interesse e molta disinformazione. In più tanti cittadini ormai identificano il network come un feudo televisivo dei partiti politici che si alternano al governo di volta in volta. Insomma, un servizio pubblico che di “pubblico” e di “servizio” ha davvero poco, almeno per tanti nostri connazionali.
Tra l’altro sono in tanti anche a sostenere il fatto che per rimediare ad anni di sprechi e mala gestione, che hanno contribuito nel tempo a indebitare la TV di Stato e a ridurne i ricavi, non può certo pensarci il cittadino. A maggior ragione in un periodo difficilissimo come questo, dove la crisi in ogni settore si fa sempre più pesante, e magari gli italiani preferirebbero sentir parlare meno di certe tasse, e semmai vedere investiti il ricavato di quelle pagate in risorse più utili alle famiglie e alla comunità.
Ad ogni modo, nonostante gli oltre 1,7 miliardi incassati dalla RAI rappresentino “una quantità di risorse senza uguali per gli altri operatori”, come dichiarò lo scorso anno la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), per i dirigenti della TV pubblica ci vuole di più, in quanto tutto il lavoro fatto dal canone in bolletta non sarebbe andato a vantaggio dell’azienda, a causa sia della diminuzione della tassa prima a 100 euro e poi a 90 euro, che dell’aumento della ritenuta dell’extra gettito. Quindi anziché ingegnarsi per ridurre gli sprechi e ampliare i ricavi pubblicitari e da altre fonti, c’è il rischio che si pensi a un aumento del costo annuale del canone o l’obbligo di pagamento per chi ha un PC, uno smartphone o un tablet.