L’evoluzione che negli ultimi anni ha interessato il settore delle stampanti 3D ha portato alla nascita di macchinari capaci di generare oggetti con un livello di precisione sempre più elevato, migliorando sia la qualità dei materiali impiegati che la resistenza del risultato finale. Questo non vale solo in ambito professionale, ma anche in quello consumer. Ciò che hanno ideato i ricercatori della Carnegie Mellon University va in un’altra direzione, ma può essere definito altrettanto innovativo, soprattutto in termini di possibilità offerte alla community di maker e creativi.
Si tratta, in estrema sintesi, di un metodo che permette di ottenere fibre simili a capelli, in modo semplice ed economico. I potenziali utilizzi sono molti: dalla creazione di gadget come quello raffigurato nell’immagine di fine articolo all’impiego in strumenti come i pennelli. Non servono stampanti 3D particolari per farlo: l’approccio è ispirato a ciò che avviene tirando un filamento di colla a caldo, deformandolo e allungandolo a piacimento. Il segreto sta nel software che gestisce la stampa, più che nell’hardware. Una volta scaldato ed espulso il filamento, l’estrusore si muove in modo da estenderne la lunghezza riducendone al tempo stesso lo spessore. A spiegare l’idea è Gierad Laput, uno degli studenti che prendono parte al progetto.
Basta espellere un po’ di materiale e tirarlo. È un’idea davvero molto semplice.
Il vero punto di forza di questa tecnica, chiamata “Fused Deposition Modeling of Soft Strands, Fibers and Bristles”, consiste proprio nella facilità di implementazione sulle stampanti già in commercio. Non è richiesto l’acquisto di componenti aggiuntive o di modifiche a livello hardware. A supportare il team di ricercatori ci sono anche nomi importanti come Google, Qualcomm e Yahoo, a dimostrazione delle potenzialità legate al mondo della stampa in tre dimensioni.