La riflessione è firmata Henry Blodget ed è stata pubblicata da Business Insider: e se Apple fosse di fronte ad un grave problema di lungo periodo, di fronte al quale nemmeno l’ottimismo degli analisti potrebbe avere il peso che gli si vorrebbe attribuire? L’articolo osa definire Apple una “nicchia” e propone un punto di vista parzialmente alternativo sulla mela. Ma le argomentazioni sono fatte di numeri. Questi numeri:
L’analisi prospettica del passato non delinea un buon futuro per la casa di Cupertino. Il problema delle quantità, infatti, potrebbe essere un problema vero.
I guai, spiega Blodget, matureranno definitivamente nel momento in cui dal mercato dei device si inizierà a ragionare su di una nuova dimensione, considerando appieno quelli che sono invece gli equilibri tra le piattaforme. Perché alla fine dei conti sarà il rapporto di forza tra le piattaforme a dettare le regole del mercato. Dopo decenni di “Wintel”, infatti, Apple ha scavato una crepa nell’universo Microsoft ed Android si è infilato. Dilagando. Oggi Apple si trova però con una quota di mercato poco più ampia rispetto agli anni passati, ma poco più: Android ha avuto performance e risultati ben più ampi e nel frattempo anche gli attori minori del mobile iniziano ad alzare la voce per pretendere indietro le quote perdute in passato. Microsoft in primis.
I guai, continua Blodget, devono dunque ancora arrivare. Ma arriveranno. La piattaforma, infatti, è quella che attirerà gli sviluppatori quando i numeri conteranno realmente, e farà pendere l’ago della bilancia dalla parte della struttura più organizzata e presente. Microsoft ha iniziato a ragionare in questa logica: Windows 8 è anzitutto una piattaforma che va dal desktop allo smartphone, dunque se riuscisse ad incanalarsi nella giusta direzione potrebbe rapidamente recuperare terreno. Nonostante l’iPad, nonostante l’iPhone e nonostante iOS, invece, Apple non ha fatto crescere le proprie quote complessive proporzionalmente né al successo ottenuto, né alla crescita delle proprie azioni in borsa. Google, ragionando in ottica di piattaforma, ha saputo fare molto meglio (pur dovendo scontare ora i problemi messi da parte nella prima fase, brevetti in primis).
Il fatto è che le piattaforme ad altro non servono se non ad ospitare applicazioni terze: un device dotato di sola piattaforma fa poco più del normale compito per cui è nato. Di qui la convinzione per cui a breve il mobile cambierà di orizzonte: con il moltiplicarsi delle funzionalità, chi saprà attirare gli sviluppatori saprà ricavare i maggiori vantaggi dalla struttura creata. Oggi questo fattore favorisce Apple poiché quella dotata del miglior marketplace, del miglior ecosistema e della migliore immagine. Android, pur se dominante, è ancora frammentato ed il marketplace di minor caratura. Se però Android continuerà a crescere con la forza odierna, allora il cambio di orizzonte è vicino: a quel punto si inizierà a sviluppare prima per Android e poi per iOS, il che cambierebbe le carte in tavola. Microsoft, in forte ritardo, deve guardare giocoforza al lungo periodo perché la battaglia per il breve periodo è già perduta da tempo.
Il “lungo periodo” dell’era Wintel è durato due decenni. Quanto duri il nuovo “lungo periodo” della prima rivoluzione mobile non è dato sapersi, ma i protagonisti candidati a dominarne l’onda sono già noti.