La rivoluzione delle stampanti 3D è in atto. Lo si è visto di recente all’evento milanese 3D Print Hub e lo testimonia il crescente numero di dispositivi acquistati in tutto il mondo (quelli collegati al network 3D Hubs sono già oltre 10.000). Le tecnologie impiegate per la stampa sono però solo agli albori, come dimostrano le innovazioni che con cadenza regolare vengono presentate dai produttori. L’ultima è quella equipaggiata dal modello Carbon3D.
Una prima demo del funzionamento è stata fornita nei giorni scorsi in occasione della conferenza TED di Vancouver. Anziché depositare uno strato di materiale sopra l’altro, per generare un oggetto viene impiegato un metodo del tutto inedito: si chiama Continuous Liquid Interface Production (CLIP) e consiste nel far interagire fasci di luce e ossigeno con una vasca piena di resina allo stato liquido. Il modello tridimensionale viene creato capovolto, come visibile nel filmato in streaming di seguito, in modo decisamente più veloce (fino a cento volte) rispetto a quanto avviene con i macchinari “tradizionali”.
Un altro vantaggio offerto da questo sistema è rappresentato dalla precisione. Al termine della stampa non è infatti più necessario sistemare eventuali imperfezioni o sporgenze dovute ad un comportamento anomalo del filamento, ma l’oggetto che fuoriesce dalla vasca è esattamente quello disegnato. I responsabili del progetto ammettono di essersi ispirati ad un classico della cinematografia sci-fi per il funzionamento, ovvero il robot T1000 di Terminator 2 che prende vita da un ammasso di metallo liquido.
Un approccio simile è adottato da Autodesk, con la sua stampante 3D chiamata Ember e presentata il mese scorso. Anche in quel caso per generare un oggetto si sfrutta una resina fotosensibile, ma il processo di produzione si chiama Digital Light Processing (DLP). Tornando a Carbon3D, al momento non è dato a sapere quanto il dispositivo sarà commercializzata e a che prezzo.