Parole forti e aggressive quelle utilizzate dall’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per descrivere i videogiochi. Anzi, come dice lui “i giochi elettronici”.
Per scagliarsi contro questa forma di intrattenimento che sta a cuore a molte persone (giovani e meno giovani) ha utilizzato Twitter, social network che l’ex ministro sfrutta sovente per mostrare il proprio punto di vista. Calenda scredita i videogiochi su un piano principalmente educativo e culturale, in quanto “una delle principali cause dell’incapacità di leggere”. Senza girarci intorno, reputa che siano uno dei motivi della solitudine culturale ed esistenziale dei ragazzi, sottraendo tempo alle lingue, allo sport e al gioco (non elettronico).
Fondamentale prendersi cura di ogni ragazzo: avvio alla lettura, lingue, sport, gioco. Salvarli dai giochi elettronici e dalla solitudine culturale e esistenziale. Così si rifondano le democrazie. https://t.co/2FwuG4jyUZ
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 3, 2018
Inutile dire che nel giro di poco tempo sono piovute critiche più o meno pesanti contro Calenda, la maggior parte delle quali evidenziavano come l’ex ministro abbia una mentalità un po’ retrograda, visto anche un suo vecchio commento al Corriere della Sera in cui diceva che “i videogiochi sono droga che atrofizzano il cervello”.
Non è tardata neppure ad arrivare la risposta di Massimo Guarini, fondatore della software house Ovosonico e uno dei principali autori italiani di videogame, in cui ha voluto sottolineare come i videogiochi siano un medium alla pari del cinema e della musica, e dire che sono dannosi può suonare assurdo a chiunque. Più volte hanno infatti dimostrato di andare oltre il semplice intrattenimento: andrebbero infatti considerati una vera e propria forma d’arte e sarebbe ingiusto e sbagliato giudicarli con superficialità. D’altronde l’industria videoludica è giovanissima se paragonata al cinema e alla musica, ma si sta già evolvendo in una direzione che la svincola da mero intrattenimento.
Poi ognuno in casa propria fa quel che vuole, ci mancherebbe. Lo stesso Calenda ha dichiarato “che a casa sua non entrano”.