Internet non è dunque soltanto il grande circo della pubblicità e della ricerca dei profitti. Lo dimostrano le innumerevoli catene di solidarietà che nascono dal nulla, magari attraverso chat, newsgroup che poco hanno a che fare con le organizzazioni umanitarie e sanitarie tradizionali. Ma ancora di più lo dimostrano i tanti spazi che i portali italiani ed internazionali stanno dedicando alle richieste di aiuti finanziari a favore delle organizzazioni di soccorso che stanno operando in queste ore nella devastata zona sud di Manhattan e a Washington D.C.
Chi abitualmente aderisce ai servizi di mailing list, soprattutto quelli targati Usa, ha quasi sicuramente notato la presenza, nelle periodiche newsletter, di richieste di sangue. Mai come in questi giorni le due grandi comunità del presente, quella reale fatta di carne ed ossa e quella virtuale di Internet si sono incontrate ed unite. Chi fa di internet la propria fonte di guadagno ha parzialmente o totalmente eliminato grafica superflua e banners pubblicitari dai propri siti per inserire notizie sulla tragedia, informazioni sui superstiti, links ai siti delle organizzazioni di soccorso. E chi normalmente con Internet ha poco a che fare ha scoperto nella Rete una incredibile ed utile fonte di notizie, testimonianze ed immagini.
Allo stesso tempo però appare sempre più evidente agli occhi dei vertici dell’FBI che la Rete ha rappresentato un mezzo prezioso per coloro che hanno partecipato e supportato il terribile attacco terroristico. Gli stessi terroristi hanno dunque goduto indisturbati della libertà offerta da Internet. E’ ovvio che la Rete, come del resto il vivere quotidiano, non sarà più la stessa d’ora in poi. Molte fonti sono concordi nel ritenere che il nuovo sistema di controllo e sorveglianza DCS1000, più noto con il nome di “Carnivore”, sia già una realtà, anche se i providers statunitensi, primi tra tutti America On Line e Earthlink, smentiscono di aver già autorizzato l’FBI in tal senso. In breve “Carnivore” permetterebbe di monitorare le comunicazioni di eventuali persone “sospette” per mezzo di un computer sul quale gira un sistema operativo Windows, configurato e collocato nel cuore del network dell’Internet Service Provider.
È comunque impensabile che nel prossimo futuro le organizzazioni di “intelligence” svolgano, in maniera speriamo più efficace, i propri uffici senza un controllo più capillare e deciso. Tveutte le autorità politiche e militari statunitensi, soprattutto gli organi ufficiali di FBI e CIA sottolineano la necessità di ricorrere il più possibile alle tecnologie hi-tech per fronteggiare l’ondata di terrorismo. Al contempo sarebbe auspicabile che l’elevato livello di sorveglianza si limiti esclusivamente a particolari momenti storici come quello attuale. Occorre quindi che tutti gli organismi di controllo democratico vigilino sull’operato dei servizi informativi, per non tornare a logiche e climi da guerra fredda e perchè le libertà individuali e la privacy non rimangano a lungo merce da barattare per avere più sicurezza.